sabato 30 maggio 1998

I buchi neri

anno: 1995       
regia: CORSICATO, PAPPI 
genere: commedia 
con Iaia Forte, Vincenzo Peluso, A.Arcuri, C.Donadio, M.Anaclero, Manuela Arcuri, A.Avitabile, M.Bizzi, Ninni Bruschetta, N.Capuano, M.Caruso, L.Crespi, Tosca D’Aquino, R.Di Martino, M.Di Tivoli, F.Forte, G.Grasso, P.Iovinella, V.Manno, A.Pennarella, C.Piscopo, G.Savino, F.Serra         
location: Italia
voto: 1 

L'amore impossibile tra una prostituta (Iaia Forte) e uno spiantato guardone e omosessuale (Vincenzo Peluso) nei bassofondi dell'hinterland partenopeo fa da bordone agli accessi visionari di un regista che al secondo film è già la caricatura di se stesso. Astratto, sconnesso, pronto ad una rappresentazione falsamente critica di una Campania putrescente e privo degli spunti fantasiosi che ne avevano caratterizzato l'esordio, il secondo lungometraggio di questo regista megalomane capace di comporre persino una stomachevole colonna sonora è l'emblema della spazzatura cripto-intellettuale nella quale naviga da tempo il nostro cinema. Corsicato sceglie i suoi collaboratori nell'underground del giro meridionale: l'autore de Il verificatore, Stefano Incerti, è aiuto regista mentre il montaggio è affidato a Fabio Nunziata, divenuto poi noto con Il caricatore.    

mercoledì 27 maggio 1998

Piccoli omicidi tra amici (Shallow grave)

anno: 1994       
regia: BOYLE, DANNY    
genere: thriller    
con Ewan McGregor, Christopher Eccleston, Kerry Fox, Ken Stott    
location: Regno Unito
voto: 7    


Tre amici londinesi decidono di affittare una delle stanze della loro enorme casa ad un altro inquilino (Keith Allen). L'uomo, che ha passato una grottesca selezione per occupare la stanza, viene trovato morto dopo qualche giorno, vicino ad una valigia piena zeppa di soldi. I tre decidono allora di appropriarsi del denaro e sbarazzarsi del cadavere, mutilandolo. Braccati dai malviventi compari del morto, i tre riusciranno a riservare loro la stessa morte. Ma l'avidità li metterà uno contro l'altro, fino ad una semi-carneficina finale.
Boyle esordisce dietro la macchina da presa con un testo pulp sceneggiato da John Hodge, mostrando da subito un talento visionario di prim'ordine anche se troppo compiaciuto nel mostrare scene raccapriccianti. La musica dei titoli è dei Leftfield.    

sabato 16 maggio 1998

Facciamo paradiso

anno: 1995   
regia: MONICELLI, MARIO  
genere: commedia  
con Margherita Buy, Lello Arena, Aurore Clement, Philippe Noiret, Moni Ovadia, Dario Cassini, Gianfelice Imparato, Mattia Sbragia, Renato Fornasari, Enrico Beruschi, Barbara Maricano, Sabrina Paravicini, Ubaldo Carosi, Micha Michel Sennfors  
location: Italia
voto:7,5

La vita di Claudia Bertelli (Margherita Buy) è la cartina di tornasole di sessant'anni di storia italiana, dal 1949 al 2011. Nata in una agiatissima famiglia meneghina, dopo gli studi in Inghilterra a 18 anni Claudia imbocca la strada dell'università, partecipa al movimento del '68, diventa una sostenitrice del femminismo, mette al mondo un primo figlio, nero, al quale non sa neppure attribuire la paternità, cerca in un guru (Moni Ovadia) di cui diventerà la moglie un appiglio al proprio bisogno di spiritualità e certezze, fino a quando - e siamo oltre la soglia del 2000 - non erige un villaggio missionario in Mauritania e, infine, entra in una setta spiritualista.
Tacciato, in gran parte a ragione, di ambizioni eccessive, Monicelli mette moltissima carne al fuoco, con una brillante idea di fondo oscurata dall'esubero di materiale. Il grande regista toscano, qui coadiuvato alla sceneggiatura (liberamente tratta dall'opera Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia) da Leo Benvenuti, Piero De Bernardi (insieme fin dagli anni '50 e nei diversi episodi di Fantozzi) e Suso Cecchi D'Amico, volge uno sguardo ironico ed amaro di uomo disincantato di una sinistra che non c'è più a molte delle icone della seconda metà di fine secolo. Frettoloso e trasandato (nelle scene, nei costumi, negli slogan), Facciamo paradiso è tuttavia un film innovatore nello sguardo che getta indietro e davanti, per come spoglia le nostre fantasie di utopisti corrotti dalla società del benessere, abbacinati dai simulacri di uno spirito che non troviamo più.

giovedì 14 maggio 1998

Ore 10: calma piatta (Dead calm)

anno: 1988       
regia: NOYCE, PHILLIP 
genere: thriller 
con Nicole Kidman, Sam Neill, B.Zane 
location: Usa
voto: 8 

A seguito della prematura scomparsa del figlio, due coniugi decidono di fare una vacanza in barca sul Pacifico per riprendersi dal trauma. La presunta tranquillità si spezza allorquando i due raccolgono un naufrago sull'imbarcazione (Billy Zane). Dopo incredibili traversie che terranno moglie (Nicole Kidman) e marito (Sam Neill) lontani uno dall'altra, le cose si risolveranno per il meglio.
Partendo dal romanzo di Charles Williams (sceneggiato da Terry Hayes), l'australiano Noyce gira uno dei suoi film migliori, un thriller claustrofobico che strizza l'occhio ai Prigionieri dell'oceano di Hitchcock ma che inventa trovate a ripetizione che tengono sempre altissimo il tasso di suspense. Peccato che Zane e la Kidman rientrino così a stento in quella categoria comunemente definita come "attori".    

domenica 10 maggio 1998

Stalag 17 - L'inferno dei vivi

anno: 1952   
regia: WILDER, BILLY 
genere: guerra 
con William Holden, Don Taylor, Otto Preminger, Robert Strauss, Harvey Lembeck, Richard Erdman, Peter Graves, Neville Brand, Sig Rumann, M.Moore, P.Baldwin, R.Stone, R.Shawley, W.Pierson, G.Stratton Jr., J.Lawrence, E.Kalser, E.Trzcinski
voto: 10

Nel campo di prigionia tedesco numero 17 qualcuno informa i nazisti della fuga progettata da due prigionieri. Dopo l'eliminazione fisica dei due, la colpa ricade su Selfon (William Holden, che vinse l'Oscar per la migliore interpretazione maschile). Ma il vero colpevole è un altro.
Wilder imprime il suo tocco personalissimo su un genere difficile ed esposto alla banalità come quello bellico. Così, il grande regista austro-americano vira il racconto su toni da commedia (la sceneggiatura è dello stesso Wilder e di Edwin Blum), conferendo al dramma di Donald Bewan e Edmund Trzcinski un'insolita venatura grottesca.    

lunedì 4 maggio 1998

Allegro non troppo

anno: 1977   
regia: BOZZETTO, BRUNO    
genere: animazione    
con Maurizio Nichetti, Maria Luisa Giovannini, Néstor Garay, Maurizio Micheli, Osvaldo Salvi, Franca Mantelli, Jolanda Cappi, Mirella Falco    
location: Italia
voto: 8    

Rivisitando in chiave grottesca l'idea del fortunatissimo Fantasia di Walt Disney, Bozzetto sfodera, con la collaborazione di Guido Manuli e Maurizio Nichetti, un film di grande inventiva, nel quale i disegni fanno da supporto alle musiche. Un autoritario direttore d'orchestra (Nestor Garay) costringe un disegnatore (Nichetti) a mettere su carta le sue esecuzioni musicali, affidate ad una scalcinata banda di vecchie ed introdotte dalla presentazione di un commentatore frivolo (Maurizio Micheli). Si comincia con il Prelude à l'après-midi d'un faune di Debussy, nel quale un vecchio fauno non riesce a conquistare le belle donne che incontra. L'episodio successivo vira sull'apologo satirico: la Danza Slava n.7 di Dvorak offre lo spunto per raccontare i paradossi dello spirito d'imitazione. Un ometto cerca di distinguersi dagli altri: ma quando pensa di esservi riuscito viene sbeffeggiato. Il Bolero di Ravel è una sintetica storia della creazione e del mondo, dove l'uomo finisce sopraffatto dal suo antenato scimmiesco. Il concerto in do maggiore dalle quattro stagioni di Vivaldi commenta la giornata di un'ape tranquilla che viene travolta da una coppia di amanti in camporella. Il valzer triste di Sibelius è in linea col titolo: un gatto randagio rievoca i fantasmi del passato, passeggiando sui ruderi di una casa distrutta. L'uccello di fuoco di Stravinsky, che anticipa un prelibato finale con un medley musicale di ottima fattura, cadenza le avventure del serpente dell'Eden: al rifiuto di Adamo e di Eva, sarà il rettile a sperimentare la mela e a pagarne lo scotto. Non privo di accenti sui peccati capitali, ironico, giocoso e divertente, il film di Bozzetto non ha nulla da invidiare al suo progenitore, tanto più se si tiene conto dei mezzi assai diversi a disposizione. Il raccordo filmato tra un episodio e l'altro, però, non sempre è all'altezza della situazione.

sabato 2 maggio 1998

Indovina chi viene a cena? (Guess who's coming to dinner)

anno: 1967   
regia: KRAMER, STANLEY   
genere: commedia   
con Spencer Tracy, Sidney Poitier, Katharine Hepburn, Katharina Houghton, Cecil Kellaway, Isabel Sanford, Beah Richards, Roy Glenn, Barbara Randolph, Virginia Christine    
location: Usa
voto: 10   

San Francisco. Mamma (Katharine Hepburn) e papà Drayton (un immenso Spencer Tracy, qui all'ultimo suo film e già gravemente ammalato durante le riprese) hanno educato la figlia 23enne Joey (l'esordiente Katharine Houghton) ai valori dell'uguaglianza e dell'antirazzismo. Ma quando Joey porta in casa il neo-fidanzato John Prentice (Sidney Poitier), un brillante medico di colore, i principi liberali di papà Drayton cominciano a vacillare. Ma l'approvazione arriverà comunque.
Nell'anno in cui aveva inizio la rivolta hippy dei campus californiani, Kramer realizza una commedia di impianto teatrale scritta in maniera eccellente da William Rose (già autore del brillante La signora omicidi) dove il tema del razzismo viene affrontato in un'insolita chiave umoristica. Memorabile la figura della domestica di colore che sembra essere la più accanita nell'osteggiare il matrimonio misto. Il film vinse due premi Oscar: miglior Attrice (Hepburn) e miglior copione (Rose).    

Kramer contro Kramer

anno: 1979       
regia: BENTON, ROBERT  
genere: drammatico  
con Dustin Hoffman, Meryl Streep, Jane Alexander, Justin Henry  
location: Usa
voto:6

Quando Joanna Kramer (Meryl Streep) decide di abbandonare suo marito Ted (Dustin Hoffman) e suo figlio Billy (Henry) di sei anni, l'uomo, che aveva sempre riservato poco tempo al ragazzino, finisce col cambiare rotta al punto di perdere il lavoro di pubblicitario. Tornata dopo più di un anno a New York, Joanna accampa pretese di affidamento. Marito e moglie finiscono in tribunale, lei vince la causa ma - davanti all'esorbitante amore paterno - lascia intatto il legame tra padre e figlio.
Partendo dal racconto di Avery Corman, Benton si avventura nei labirinti dei sentimenti affidandosi a due interpreti di razza e descrivendone le rispettive redenzioni. Il racconta scivola via fluido, temprato dalla bella fotografia di Nestor Almendros. Ma la tentazione verso la commozione si fa troppo forte per il regista ed un film che per tre quarti aveva tenuto una sobria rotta finisce col naufragare sul finale in un mare di lacrime. Tanto bastò a sommergerlo di Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura, attore protagonista e attrice protagonista.    

venerdì 1 maggio 1998

Il gigante (Giant)

anno: 1956       
regia: STEVENS, GEORGE  
genere: drammatico  
con Elizabeth Taylor, Rock Hudson, J.Dean, C.Baker, J.Withers, C.Wills, M.McCambridge, Dennis Hopper, S.Mineo, Robert Taylor, J.Evelyn, E.Holliman, R.Nichols, P.Fix, A.Scourby, F.Bennett, C.Watts, E.Cardenas, C.Craig, M.Hale, S.Wodley, M.A.Edwards, V.Millan, M.Simpson, P.Del Rey, M.Jara, N.Nash, R.Whitley, N.Withing          
location: Usa
voto:6

Il gigante è il Texas degli anni '30 fino alla fine dei '50. Ma gigantesco è anche il film: tre ore e mezza di durata per ricostruire la saga familiare dei Benedict. Leslie (Liz Taylor), una giovane di buona famiglia proveniente da Washington, sposa Bick Benedict (Rock Hudson), ricco proprietario terriero di origini texane. I due si stabiliscono nella residenza del marito, vedono morire la brusca sorella di Bick (Mercedes McCambridge), assistono all'arricchimento dello stalliere nullafacente Jett (James Dean, morto durante le riprese in un incidente automobilistico) e constatano con delusione la crescita dei loro figli e la disgregazione della famiglia: Luz (Carroll Baker) è una sgallettata affascinata proprio dal neo-magnate Jett, mentre Jordan (Dennis Hopper) sposa una ragazza messicana. Ma alla fine, sotto l'egida immarcescibile di Leslie - che tanto si era sempre prodigata per aiutare poveri e diseredati, lavoratori e neri - marito e figli riusciranno ad interiorizzare i sani valori della parità civile e della dignità umana. Il più classico dei polpettoni hollywoodiani, tratto dal romanzo di Edna Ferber (che aveva già ispirato Palcoscenico a Gregory La Cava) e sceneggiato da Fred Guiol e Ivan Moffat, ricostruisce attraverso la lente prismatica della famiglia Benedict una delle fasi di maggiore tensione sociale della storia americana del '900. Dalla febbre del petrolio ai nuovi ricchi, fino alla seconda guerra mondiale e al razzismo dilagante negli stati del Sud, Stevens enfatizza i valori civili di ispirazione illuminista perdendosi però in una mega-produzione spesso inutilmente prolissa e non sempre girata con cura.