giovedì 31 maggio 2007

L'incubo di Darwin (Darwin's nightmare)

anno: 2006   
regia: SAUPER, HUBERT  
genere: documentario  
location: Austria
voto: 8,5

Il lago Vittoria è il più grande lago tropicale del mondo e il secondo in assoluto. Negli anni '60 qualcuno pensò di andare lì con un secchio a buttarci dentro una specie che apparteneva a ben altro habitat: il pesce persico. Questo enorme quanto voracissimo predatore ha cambiato completamente l'ecosistema dell'intero lago: fauna ridotta ai minimi termini, alghe scomparse, vegetazione uccisa, acque limacciose. Lo straordinario documentario coprodotto da Francia, Austria e Belgio non si limita a raccontare la radicale trasformazione di un'ecosistema che ha coinvolto sopratutto la poverissima Tanzania, ma è una lucidissima e spietata requisitoria contro le aberrazioni della globalizzazione, giocata con la sola arma della videocamera. I cargo strapieni che partono continuamente alla volta dell'Europa e del Giappone trasportano i filetti del prelibatissimo pesce. Ai locali, in perenne condizioni di carestia, rimangono le lische e le teste, cioè gli scarti di noi occidentali: è con quelle che si sfamano. Per i maschi che non hanno la "fortuna" di fare i guardiani notturni delle industrie alla lauta paga di un dollaro per notte (e avendo arco e frecce come unico mezzo di difesa...), non rimane che la fame o la guerra. Sicché in Tanzania ci si trova a dover sperare in un qualche evento bellico per poter trovare un lavoro nell'esercito. Donne e bambini stanno assai peggio: le prime si danno in gran parte alla prostituzione; i secondi a una vita randagia, tra dormite all'addiaccio, mutilazioni, vere e proprie lotte fisiche per conquistarsi il cibo e sniffate di colla per sopportare i morsi della fame e prendere sonno. La Chiesa cattolica ci mette del suo demonizzando l'uso dei preservativi e lasciando dilagare la diffusione dl virus dell'HIV, che in Tanzania è tra i più alti del mondo. In un panorama tanto agghiacciante, il traffico d'armi per soffiare sui tanti focolai di guerra esistenti in Africa o gli aerei che precipitano per l'eccesso di carico diventano dei dettagli trascurabili. Dopo questo film, anche l'acquisto del pesce diventa un atto politico.    

sabato 26 maggio 2007

Gli insospettabili (Sleuth)

anno: 1972   
regia: MANKIEWICZ, JOSEPH LEO   
genere: giallo   
con Laurence Olivier, Michael Caine   
location: Regno Unito
voto: 6   

Andrei (Olivier), un attempato scrittore di gialli inglese che vive nel suo castello disseminato da giochi di ogni sorta, invita Milo (Caine), un parrucchiere di origine italiana, presso la sua magione. Con la scusa di procurargli un bel gruzzoletto simulando il furto dei gioielli di famiglia, Andrew in realtà vuole arrivare ad umiliare Milo, che è l'amante di sua moglie. Portato a termine il progetto, Andrew avrà pan per focaccia.
Tratto da una piece teatrale di Anthony Shaffer (Sleuth, che in Italia fu vista sul palcoscenico nell'interpretazione di Gianrico Tedeschi e Johnny Dorelli), l'ultimo film di Mankiewicz è una commedia gialla verbosa e fluviale fin troppo accurata nella sceneggiatura, di dichiarato impianto teatrale, con palesi richiami al dandismo di Oscar Wilde. I personaggi interpretati da Olivier e Caine, unici attori in campo, gareggiano per intelligenza, mentre i loro interpreti - vecchia e nuova leva del cinema britannico - gareggiano in bravura.  David di Donatello 1973 per migliore attore straniero a Laurence Olivier (ex-aequo con Yves Montand per César et Rosalie, 1972).    

giovedì 24 maggio 2007

L’eternità e un giorno (Mia eoniottia ke mia mera)

anno: 1998   
regia: ANGELOPOULOS, THEODOROS   
genere: drammatico   
con Bruno Ganz, Isabelle Renauld, Fabrizio Bentivoglio, Despina Bebedelli, Achileas Skevis, Alexandra Ladikou, Helene Gerasimidou   
location: Grecia
voto: 3   

Ricetta per vincere la Palma d'oro al Festival di Cannes (o a Venezia): prendere un intellettuale (nel nostro caso, uno di Salonicco), possibilmente malato e in crisi creativa (se il film aspira al Leone d'oro, aggiungere gli occhi a mandorla). Metterlo nelle condizioni di salvare un bambino profugo, meglio se albanese, allontanandolo dalla minaccia della mafia. Far fare ai due un viaggio, con ovvie allusioni metaforiche e infine imbarcare il ragazzino su una nave per dargli un futuro. Condire il tutto con un quartetto d'archi che suona su un autobus, un uomo con un grande mantello nero e un cappello a cilindro che declama versi, scene corali con danze, simboli del post-comunismo, tre ciclisti che corrono nella notte con indosso un impermeabile giallo, uomini fulminati su una rete di recinzione elettrificata. Aggiungere una manciata di simbolismi, flashback, incubi, ricordi e deliri onirici. La Palma d'oro è assicurata.
Notevoli, come sempre, le musiche di Eleni Karaindrou. Mavi Felli è tra le doppiatrici.    

martedì 22 maggio 2007

Breach - L'infiltrato

anno: 2007   
regia: RAY, BILLY 
genere: spionaggio 
con Chris Cooper, Ryan Phillippe, Laura Linney, Caroline Dhavernas, Gary Cole, Dennis Haysbert, Kathleen Quinlan, Bruce Davison, Jonathan Watton, Tom Barnett, Catherine Burdon, Scott Gibson, Courtenay J. Stevens, Clare Stone, Jonathan Keltz, Jonathon Whittaker, Richard Fitzpatrick, Mathew Lyons, Scott McCulloch, David Frisch, Stan Coles, Mary Jo Deschanel, Craig Eldridge, Melissa Thomson    
location: Usa
voto: 7 

La falla del titolo originale è quella che Robert Hanssen (Cooper) ha creato per 25 all'interno dell'FBI girando ai russi segreti militari e indicazioni sulle spie americane. Nel 2000 al poco più che ventenne Eric O'Neill (Philippe) - nuova leva dell'FBI assai deciso a fare carriera nel Bureau - viene affidato il compito difficilissimo di incastrare Hanssen, le cui azioni di controspionaggio sono costate un mare di dollari al governo americano. Arruolato ufficialmente come portaborse e con l'indicazione di scovare le perversioni sessuali di Hanssen, O'Neill porta a termine il compito mostrando una formidabile intelligenza.
Dopo lo splendido L'inventore di favole, il regista Bill Ray si conferma autore accorto alla dialettica tra realtà e apparenza nella società americana. Se nell'opera precedente - tratta, come questa, da una storia vera - era la stampa a mostrare le sue falle, qui è addirittura l'agenzia investigativa più famosa del mondo. Non solo l'FBI è assai meno impermeabile di quanto si pensi, ma i suoi agenti somigliano a grigi impiegati ministeriali costretti a vivere in stanze spoglie e corridoi polverosi. Lontanissimo dall'iconografia di 007, il film di Bill Ray spinge sul pedale delle contraddizioni dell'american way of life: il cattolicissimo Hanssen va tutti i giorni a messa ma riprende segretamente i coiti con la moglie per metterli in rete ed è inguaribilmente misogino ("sono gli uomini che devono portare i pantaloni: non abbiamo bisogno di un'altra Hillary Clinton"). Diretto con stile molto classico e privo di fronzoli, affidato alla prova maiuscola di un Chris Copper assai carismatico, Breach è un dramma psicologico mascherato da film spionistico che ricorda il duello in astuzia de Gli insospettabili di Mankiewicz. L'unico neo è l'arruolamento nel casting di un Ryan Philippe che, pur bravo, con quella sua faccia anonima tutta acqua e sapone sembra appena uscito dal set de "I ragazzi del muretto".

sabato 19 maggio 2007

Non desiderare la donna d'altri (Brode)

anno: 2005   
regia: BIER, SUSANNE
genere: drammatico
con Connie Nielsen, Ulrich Thomsen, Nikolaj Lie Kaas, Bent Mejding, Solbjorg Hojfeldt, Sarah Juel Werner, Rebecca Logstrup, William El Gardi, Lene Maria Christensen, Tobias Theodor Caspersen, Alex Caan, Laura Bro, Niels Lund Boesen, Andre' Babikian, Michael Asmussen, Bjarne Antonisen, Scott Farrell, Sam Vincenti, Karzan Sherabayani, Hassani Shapi, Alexis Rodney, Lars Ranthe, Niels Olsen, Maj-Britt Mathiesen, Tom Mannion, Philip Bulcock, Thomas Magnussen, Henrik Koefoed, Morten Kirkskov, Hossein Karimbeik, Lars Hjortshoj, Paw Henriksen, Morten Hebsgaard, Claus Flygare
location: Danimarca   
voto: 6

Lasciata la Danimarca per una missione di guerra in Afghanistan, il maggiore Michael (Thomsen) viene catturato dai talebani, imprigionato e costretto a uccidere un suo connazionale a sprangate. Dato per morto in patria (l'elicottero sul quale viaggiava è precipitato), al suo ritorno a casa Michael non è più lo stesso: il senso di colpa lo divora, è accecato dalla gelosia per la moglie (Nielsen),  e cova rabbia verso lo scapestrato fratello (Nikolaj Lie Kaas), che se ne è preso cura  e al quale le bambine di Michael si sono molto affezionate.
Il titolo italiano del film, come spesso avviene da queste parti nei pochi casi in cui si riesca a evitare la sudditanza culturale nei confronti degli Stati Uniti, è fuorviante: il Brode del titolo danese sta per "fratelli" e il film è centrato su un complesso confronto tra un uomo ritenuto esemplare che si trasforma ripetutamente in una belva e un semi-alcolizzato capace di un'umanità e di una correttezza esemplari. Prodotto sotto gli auspici di Lars Von Trier, l'opera prima della danese Susanne Bier tocca uno dei temi ricorrenti del cinema danese di inizio secolo (Le onde del destino, L'eredità, Festen), quello dei rapporti famigliari (la famiglia è un cancro?), con stile algido, crudele, ellittico, lento, e una struttura ad opera aperta che lascia molto all'immaginazione dello spettatore.    

mercoledì 16 maggio 2007

Notturno bus

anno: 2007       
regia: MARENGO, DAVIDE
genere: commedia
con Giovanna Mezzogiorno, Valerio Mastandrea, Ennio Fantastichini, Roberto Citran, Francesco Pannofino, Anna Romantowska, Ivan Franek, Antonio Catania, Iaia Forte, Marcello Mazzarella, Mario Rivera, Paolo Calabresi, Manuela Morabito, Massimo De Santis, Marek Barbasiewicz, Alice Palazzi, Renato Nicolini    
location: Italia
voto: 6

A Roma, una coppia di malviventi particolarmente inclini alla tortura (Citran e Pannofino) e un ex poliziotto (Fantastichini) al soldo di un potente misterioso si contendono un preziosissimo microchip contente chissà quali informazioni. Nella contesa si inserisce inconsapevolmente Leila (Mezzogiorno), una bella ladra armata di potenti capacità seduttive. Braccata dai tre uomini, Leila coinvolge Franz (Mastandrea), un conducente di autobus con il debole per il tavolo da gioco e con un cospicuo debito da saldare. Sedotto anche lui, Franz finisce in un ginepraio dal quale uscirà miracolosamente dopo una girandola di inseguimenti e fughe rocambolesche.
Al suo primo lungometraggio dopo alcuni corti (notevole il suo Shit! incluso in Corti stellari), Davide Marengo mostra una buona attitudine nel giocare con i generi: noir, poliziesco, commedia rosa e grottesco si mescolano con riferimenti neppure troppo impliciti a quel capolavoro misconosciuto di Piano 17 dei Manetti Bros., al cinema dei fratelli Coen (Fargo, Ladykillers) e a Fuori orario di Scorsese. Sulla trama assai esile  - ricavata dal romanzo omonimo di Giampiero Rigosi - di questo noir alla vaccinara, Marengo innesta con una certa efficacia un nugolo di personaggi ben caratterizzati, a partire da uno straordinario Valerio Mastandrea dalla romanità venata da un riuscitissimo aplomb inglese. Se Citran, per la prima volta nei panni del cattivo, e Fantastichini gli tengono più che degnamente testa, è la Mezzogiorno a non convincere con l'unica espressione del suo repertorio: quella della gatta morta.
Da non perdere i titoli di coda sulle note de La paranza di Daniele Silvestri.    

mercoledì 9 maggio 2007

Le ferie di Licu

anno: 2007       
regia: MORONI, VITTORIO
genere: commedia
con Md Moazzem Hossain Licu, Fancy Khanam, Giulia Di Quilio, Khokan Miah, Anwar Khan, Andrea Wu, Syed Mohammed Alì, Mirco Tagliaferro, Arianna Marinazzo, Abdel Karim, Delowar Hossain Khan, Alessia Corazza    
location: Bangladesh, Italia
voto: 6

Licu è un giovane bengalese che vive e lavora a Roma. Capello con ciuffo alla Elvis, sorriso trascinante, Licu lavora in un'industria tessile diretta da un cinese e la sera arrotonda facendo il commesso in un negozio di alimentari gestito da un connazionale. La sua famiglia gli fa sapere  che ha deciso della sua futura moglie: Licu deve tornare in Bangladesh, ha bisogno di 2 mesi di tempo e di 5000 euro. Non avrà né gli uni né gli altri, ma si sposerà comunque e tornerà con la sua moglie appena 18enne a Roma, sulla Casilina.
Al suo secondo lungometraggio dopo Tu devi essere il lupo, Vittorio Moroni imbocca una strada al crocevia tra Lettere dal Sahara e Un bacio appassionato, una docu-fiction con un prologo e un epilogo romani e una parte centrale girata in un villaggio bengalese. Filmato in video e con macchina in spalla, l'opera seconda di Moroni è un piccolo saggio di antropologia, a tratti iperrealista (la scena dello sgozzamento della mucca in vista dei preparativi nuziali è un calcio gratuito allo stomaco dello spettatore), capace di sospendere il giudizio su un personaggio simpaticissimo, abbastanza integrato eppure ipertradizionalista, disposto a confinare la moglie entro le mura domestiche. Uno di quei film ai quali esercenti meno pavidi dovrebbero riservare qualche sala in più, invece di condannarli a inenarrabili peripezie distributive.    

giovedì 3 maggio 2007

Quattro minuti (Vier Minuten)

anno: 2007   
regia: KRAUS, CHRIS
genere: drammatico
con Monica Bleibtreu, Hannah Herzsprung, Sven Pippig, Richy Müller, Jasmin Tabatabai, Stefan Kurt, Vadim Glowna, Nadja Uhl, Peter Davor, Edita Malovcic, Kathrin Kestler, Amber Bongard, Dietrich Hollinderbaumer, Marion Hübinger, Dagmar Leesch, Lara Beckmann, Torsten Ranft, Gabriele Schäfer, Irene Rindje, Isolde Fischer, Maria Hartmann, Dieter Moor, Roberto Galvez, Andre Rauscher, Thomas Ulbricht, Michael Sunjo, Tom Jester, Gerd Weigmann, Daniela Grosch, Juliana Albrecht, David Ritterhaus, Christian Koerner
location: Germania
voto: 6,5

Il corpo senza vita di una donna che pende da un cappio. Jenny (Herzsprung) che si risveglia nella sua cella, vede il corpo, ha un sussulto, fruga nelle tasche della compagna di cella, le sfila una sigaretta e se la fuma. Cinica, dura, capace di accessi d'ira devastanti, Jenny è una 21enne dotata di un talento pianistico straordinario. Di ciò si accorge l'anziana Traude Krüger (Bleibtreu), donna rigida e con un oscuro passato al servizio delle SS, che insegna pianoforte nel carcere femminile di Luckau da tempo immemorabile. Tra le due inizia un difficilissimo rapporto che ha come obiettivo la partecipazione a un concorso per giovani pianiste al Teatro dell'Opera di Berlino.
Al suo esordio dietro la macchina da presa, il tedesco Chris Kraus tocca con stile gelido il tema del rapporto tra insegnane e allievo, calandolo in un contesto carcerario con i soliti clichè: i conflitti tra detenute, quelli tra educatori, i retroscena della carcerazione della protagonista, ripetutamente violentata dal padre quando era ancora adolescente. La regia è compunta e - considerati i numerosi flashback - tutto sommato lineare e ad essa si aggiunge la prova maiuscola delle due protagoniste, che tocca l'apice nel finale mozzafiato - un autentico saggio di montaggio cinematografico - in cui Jenny mostra tutto il suo prodigioso talento nei 4 minuti che ha a disposizione durante il concorso. Tutto ciò non è abbastanza per smorzare la forte sensazione di déja vù e l'eccesso di tematiche convogliate nel film. Se da una parte Quattro minuti sembra infatti collocarsi al crocevia tra il cinema della disperazione dei Dardenne (il personaggio di Jenny ricorda da vicino la loro Rosetta), i film sul medesimo tema come Will Hunting e Scoprendo Forrester e le crudeltà de La pianista di Haneke, dall'altra la vicenda incestuosa, quella omosessuale e gli scottanti richiami alla storia della Germania nazista rendono il film verboso e ipertrofico.