lunedì 29 ottobre 2007

Giorni e nuvole

anno: 2007   
regia: SOLDINI, SILVIO
genere: drammatico
con Margherita Buy, Antonio Albanese, Giuseppe Battiston, Alba Caterina Rohrwacher, Carla Signoris, Fabio Troiano, Paolo Sassanelli, Arnaldo Ninchi, Teco Celio, Antonio Francini, Carlo Scola, Alberto Giusta, Orietta Notari, Nicoletta Maragno, Arianna Comes, Tatiana Lepore, Roberto Serpi, Mauro Parrinello, Andrea Sivelli, Fabio Fiori, Marco Salotti, Elsa Bossi, Lisa Galantini, Silvia Gallerano, Daniele Gatti, Marika Ceregini, Michela Carri, Mariella Tacchella, Alessandro Dufour, Luisa Jane Rusconi, Lindamilage Pathmini Fernando, Manuela Parodi
location: Italia   
voto: 8

In una lussuosa casa genovese si festeggia il conseguimento dell'agognata laurea in arti figurative da parte di Elsa (Buy). Sono gli ultimi fuochi che Michele (Albanese), sposato con Elsa da vent'anni, si concede prima di squadernarle davanti un'inattesa quanto dolorosissima realtà: lui ha perso il lavoro, silurato dai soci con i quali divideva una piccola impresa. Comincia così un'apocalisse con tutti gli addentellati del caso: lui alla ricerca di un nuovo lavoro, lei costretta ad accantonare i sogni coltivati con l'arte per cercarsi un posto qualsiasi, l'appartamento che va venduto, la difficoltà ad arrivare alla fine del mese, il pudore e la vergogna per la nuova condizione che impedisce di parlarne agli amici, le liti inevitabili, l'apatia e la disillusione che crescono, i lavori sempre più dequalificati e precari.
Dopo l'aria, il vento e la tempesta, sull'ottavo lungometraggio di Soldini si addensano le nubi fosche della disoccupazione: nella sua discesa nell'inferno di una vita stentata e senza più il sostegno del lavoro, il Michele interpretato da Antonio Albanese richiama - per accenti neorealisti e nichilismo esistenziale - la figura tragica dell'Umberto D. di De Sica. Sul suo personaggio il copione scritto dal regista milanese con Doriana  Leondeff, Francesco Piccolo e Federica Pontremoli innesta qualche mania di grandezza (con lo spettatore a domandarsi: "ma sarà anche un po' colpa sua?"). È una delle poche smagliature di un film diretto con piglio semidocumentaristico e narrazione quasi granulare, con la macchina da presa incollata agli attori in lunghi piano-sequenza a sottolineare il realismo della messinscena. Rispetto a certi film coevi sullo stesso tema, Giorni e nuvole evita tanto il lucido cinismo del Loach di In questo mondo libero quanto la programmatica oleografia del Muccino di La ricerca della felicità. Soldini si concentra piuttosto sul tema della ricaduta nel quotidiano della disoccupazione, sul modo in cui un'esistenza fatta di sicurezze viene terremotata in una condizione prima impensabile. A dare corpo e voce alla vicenda ci sono un Antonio Albanese sideralmente lontano dall'Epifanio che gli diede la fama in tv e una Margherita Buy che sta alle attrici della sua generazione come Maradona al calcio. Ma più di tutti sorprende la giovane Alba Rohrwacher, giù vista in Mio fratello è figlio unico e Piano, solo - che nella parte della figlia tocca vertici di impressionante sincerità espressiva.    

sabato 27 ottobre 2007

Chaos

anno: 2001   
regia: SERREAU, COLINE  
genere: thriller  
con Catherine Frot, Vincent Lindon, Rachida Brakni, Line Renaud, Aurélien Wiik, Ivan Franek, Chloe' Lambert, Marie Denarnaud, Michel Lagueyrie, Éric Poulain, Omar-Echeriff Attalah, Hajar Nouma, Jean-Marc Stehle', Lea Drucker, Nicolas Serreau, Jean-Loup Michou, Julie Durand, Simon Bakhouche, Wojciech Pszoniak  
location: Francia
voto: 7,5

Una ragazza (Brakni) fugge per strada chiedendo soccorso, inseguita da tipi poco raccomandabili. Una coppia borghese che si sta recando a cena con amici si barrica in auto. La ragazza viene pestata a sangue. Finisce in coma. Il lui della coppia (Lindon) si preoccupa soltanto di non avere seccature con la giustizia. Lei (Frot) si prende una lunga vacanza dal lavoro, assiste la ragazza, la aiuta per la riabilitazione fino a una ripresa completa e asseconda il suo progetto di vendicarsi del pappone (Franek) che l'ha fatta prostituire per anni, della famiglia algerina e anche del codardo che non la aiutò nel momento del bisogno.
Coline Serreau, non nuova a mordaci imprese cinematografiche in chiave di apologo contro il genere maschile e la società patriarcale (ma anche alcune ragazzine qui non ci fanno proprio una bella figura...), costruisce ad arte un film che innesta registri da commedia su una trama thriller, con una sorta di film nel film col quale viene ricostruita la vicenda traumatica, pazzesca e purtroppo più che realista della ragazza sfruttata per mercimonio. Il risultato è un'opera coraggiosa, carica di fascino, forse un po' programmatica nel suo dichiarato antimaschilismo, complessivamente felicissima e con un intreccio ragguardevole. Le uniche cose fuori posto sono le esagerazioni sparpagliate un po' ovunque (ma in fondo giustificate dal titolo stesso del film) e la musica - bella ma troppo sopra le righe - di Ludovic Navarre, creatore del progetto St.Germain.

giovedì 25 ottobre 2007

Frankenstein di Mary Shelley

anno: 1994   
regia: BRANAGH, KENNETH  
genere: horror  
con Robert De Niro, Kenneth Branagh, Tom Hulce, Helena Bonham Carter, Aidan Quinn, Ian Holm, Richard Briers, John Cleese, Robert Hardy, Cherie Lunghi, Celia Imrie, Trevyn McDowell, Gerard Horan, Joanna Roth, Hugh Bonneville, Joseph England, Sasha Hanau, Ryan Smith, Mark Hadfield  
location: Regno Unito
voto: 6

Tormentato dalla prematura scomparsa della madre, il giovane medico svizzero Victor Frankenstein (Branagh) è ossessionato dall'idea di poterla riportare in vita. Inizia così a battere le strade più impervie dell'anatomia per realizzare il suo progetto, che però assume i connotati di una mostruosa creatura (De Niro), assemblaggio di parti umane prese da uomini diversi. La creatura è così orribile da suscitare l'orrore della gente, è costretta a vivere nascosta e isolata ma è d'animo gentile. Decide così di andare alla ricerca del suo creatore, lo trova e gli distrugge la vita.
Il romanzo di Mary Shelley dispensa orrore macabro e morbosità in dosi massicce: all'idea centrale dell'uomo prometeico che vuole sostituirsi alla natura e a "Dio", si aggiunge la relazione semi-incestuosa tra il dottor Frankenstein e la sorellastra (Bonham-Carter) e l'inevitabile dialettica tra bene e male. La confezione appare impeccabile: scenografie e costumi sono superbi, l'ambientazione d'epoca (siamo intorno alla fine dell'800) ben congegnata. Nelle mani di Terry Gilliam o di Tim Burton probabilmente ne sarebbe uscito un capolavoro, La messa in scena di Branagh risulta invece irritante, il suo ego non meno ipertrofico del solito, il suo narcisismo nel mantenersi costantemente al centro della scena intollerabile, la sua megalomania costantemente fuori posto. In più, il film gronda retorica da tutte le parti, i personaggi di contorno sono appena abbozzati e a tenere a galla il film c'è solo la prova maiuscola di De Niro e il romanzo che ha generato il film.    

martedì 23 ottobre 2007

Ratatouille

anno: 2007       
regia: BIRD, BRAD  
genere: animazione  
location: Usa
voto: 6,5

Il topo Remy, che vive nei sotterranei di Parigi insieme alla sua comunità di pantegane, ha un olfatto prodigioso che gli ha conferito un talento straordinario nell'assemblaggio dei sapori. Il caso vuole che finisca nella cucina di quello che una volta era il migliore ristorante di Francia, diretto dal compianto chef Auguste Gusteau. La voglia di sperimentare e di diventare a tutti i costi un cuoco lo conduce rocambolescamente a un accordo con lo sguattero del locale, un inetto - inviso al nuovo, crudelissimo chef - che però, grazie alle trovate gastronomiche di Remy, sta rilanciando il prestigio del locale. La consacrazione definitiva arriverà quando persino il critico gastronomico ultrasnob Anton Ego rimane incantato davanti a un "poverissimo" piatto di ratatouille (la pietanza del titolo che gioca sul richiamo all'intruglio di ratto).
Dal Topolino antropomorfo della Disney al ratto della Pixar, nata da una costola della stessa Disney, il cinema d'animazione ha compiuto passi da gigante: ciò che più colpisce nel film diretto da Brad Bird sono le stupefacenti tecniche di animazione, l'espressività iperrealista dei personaggi, la perfezione della messinscena, la cura dei dettagli, il registro da commedia che sarebbe piaciuto a Blake Edwards. Eppure, rispetto a capolavori come Il gigante di ferro e Toy story, Ratatouille compie un passo indietro: l'apologo sul diverso che va accolto e compreso sa di precotto, l'ennesima variazione sul sogno americano - qui espressa nel motto "tutti possono cucinare" - è stantia e non più credibile (chi non ne è convinto può sempre andarsi a leggere Il sogno europeo di Jeremy Rifkin), l'ironia scarseggia e il doppiaggio italiano è irritante. In questo festival del corrivo si infiltrano però due messaggi degni di nota: quello che in tutto il mondo sono quasi sempre le donne a stare ai fornelli, mentre la celebrità in quest'ambito sembra essere di esclusivo appannaggio degli uomini e quello per cui "C'è più dignità in un'opera d'arte mediocre che in una mia stroncatura, che pur è divertente da scrivere per me e da leggere per voi", come appunta sommessamente il critico draconiano Anton Ego.
Premio Oscar quale miglior film di animazione.    

giovedì 18 ottobre 2007

The illusionist

anno: 2007   
regia: BURGER, NEIL 
genere: drammatico 
con Edward Norton, Paul Giamatti, Jessica Biel, Rufus Sewell, Erich Erich Redman, Eddie Marsan, Ellen Savaria, Jake Wood, Aaron Johnson, Brian Caspe, James Babson, Tom Fisher, Alistair Macnaughtan, Ryan James, Dusan Fager 
location: Austria, Usa   
voto: 7

Nella Vienna di fine Ottocento il mago Eisenheim (Norton), di umili origini sociali, ama fin dai tempi dell'adolescenza la Duchessa Sophie (Biel), da cui è ricambiato. Ma la giovane donna è promessa in sposa al principe ereditario Leopold (Sewell, in un ruolo identico a quello rivestito per Tristano & Isotta), che per affrettare i tempi vorrebbe rovesciare la monarchia paterna, contando anche sulla sfrenata ambizione di un funzionario di polizia (Giamatti). Quando Eisenheim diventa troppo scomodo per le mire del principe e i suoi trucchi minacciosamente sovversivi, l'erede al trono comincia a fare di tutto per fare incarcerare il rivale, che nel frattempo ha progettato una fuga con la donna amata e che può contare sull'enorme consenso del pubblico che segue i suoi spettacoli.
Tratto dalla novella "Eisenheim the Illusionist" di Steven Millhauser e coevo di un film di tutt'altra aspirazione e ispirazione come The prestige, il film diretto da Neil Burger si concentra sulla dimensione sentimentale, con un godibilissimo finale a sorpresa. Vienna viene ritratta a tinte fosche, abbondano effetti speciali e intrighi di palazzo, i trucchi sono paradossalmente il punto debole dell'opera per la loro natura palesemente cinematografica e il tutto sembra essere un buon prodotto d'intrattenimento né più e né meno degli spettacoli che vanno in scena nel film.

martedì 16 ottobre 2007

Cinderella man - Una ragione per lottare

anno: 2005   
regia: HOWARD, RON   
genere: biografico   
con Russell Crowe, Renee Zellweger, Connor Price, Paul Giamatti, Craig Bierko, Paddy Considine, Fulvio Cecere, Rosemarie Dewitt, Matthew G. Taylor, Ariel Waller, Bruce McGill, David Huband, Patrick Louis, Linda Kash, Nicholas Campbell, Gene Pyrz, Chuck Shamata, Ron Canada, Alicia Johnston, Troy Amos-Ross, Richard Lewis, Tim Eddis, Rance Howard, Judah Katz, Angelo Tsarouchas, Andrew Stelmack, Nick Smith, Jake Richards, Banjamin Rage, Ramona Pringle, Duff MacDonald, Boyd Banks   
location: Usa
voto: 8   

Biopic su un eroe d'altri tempi, quel Jimmy Braddock (Crowe), pugile del New Jersey di origini irlandesi, che dopo i successi sul ring negli anni '20 fu costretto a smettere per via della frattura di una mano. La Grande Depressione lo ridusse sul lastrico ma quando arrivò la seconda occasione, Jimmy non se la lasciò scappare, agguantando il mondiale dei pesi massimi dopo una serie di incontri combattuti per disperazione e per sfamare i figli e combattendo contro ogni pronostico.
L'epigrafe a inizio pellicola ci avverte che tra le tante storie avvincenti che hanno raccontato il mondo del pugilato, nessuna è bella e incredibile come quella di James J. Braddock. Ed è davvero così: il copione di Clifford Hollingsworth e la regia di Ron Howard trasformano la parabola sportiva del boxeur in un apologo sul sogno americano: negli anni della Grande Depressione, Braddock divenne l'eroe dei perdenti, il simbolo di una chance di riscatto conquistata con abnegazione, gentilezza, onestà, buone maniere, saldi principi. Con quanto, cioè, fece meritare a Braddock il soprannome di Cenerentola del pugilato, protagonista di un'epopea raccontata dall'ex ragazzo coi capelli rossi di Happy days con un occhio a Frank Capra e l'altro al botteghino.    

lunedì 15 ottobre 2007

Master & Commander – Sfida ai confini del mare (Master & Commander: the far side of the world)

anno: 2003   
regia: WEIR, PETER  
genere: avventura  
con Russell Crowe, Paul Bettany, James D'Arcy, Edward Woodall, Chris Larkin, Max Pirkis, Jack Randall, Max Benitz, Lee Ingleby, Richard Pates, Robert Pugh, Richard McCabe, Ian Mercer, Tony Dolan, David Threlfall, Billy Boyd, Thierry Segall, Ousmane Thiam, John Desantis, Mark Lewis Jones, Alex Palmer, Patrick Gallagher, William Mannering, George Innes, Joseph Morgan, Bryan Dick, Richard Stroh  
location: Regno Unito
voto: 6

Nel 1805 un vascello britannico viene attaccato al largo della coste brasiliane da una gigantesca nave napoleonica. Il capitano Aubrey (Crowe), marinaio inimitabile e coraggiosissimo, decide di trasformare la sua flotta da preda a cacciatore. Inizia così una corsa contro il tempo e i mille imprevisti (un suicidio, il medico di bordo colpito da una pallottola, la riparazione della nave in mezzo al mare) per raggiungere l'imbarcazione nemica che ha ormai assunto i connotati di una nave fantasma.
Tornato al cinema dopo 6 anni, Peter Weir costruisce sull'elemento dell'acqua - che aveva caratterizzato L'ultima onda, L'uomo di stagno e Mosquito coast - un film di grande impatto visivo, con scene assai suggestive e un protagonista che nella sua caparbia lotta contro la nave fantasma richiama il capitano Acab di Melville. Tratto dalla saga di Patrick O'Briall, Master & commander miscela scontri navali, disciplina, ambientazioni claustrofobiche, amicizia virile e iniziazione alla guerra con grande maestria, mantenendosi in buon equilibrio tra film d'avventura, genere bellico e melò, con risultati senz'altro superiori a film marinareschi come L'Albatross di Ridley Scott o Pirati di Polansky.
Oscar 2004 per miglior fotografia e miglior montaggio sonoro.    

domenica 7 ottobre 2007

Michael Clayton

anno: 2007       
regia: GILROY, TONY    
genere: thriller    
con George Clooney, Tom Wilkinson, Tilda Swinton, Sydney Pollack, Jennifer Ehle, Michael O'Keefe, Ken Howard, Denis O'Hare, Robert Prescott, Austin Williams, Sean Cullen, Merritt Wever, David Lansbury, Bill Raymond, David Zayas, Skipp Sudduth, Matthew Detmer, Lisamarie Costabile, Rachel Black, Terry Serpico, Sarah Nichols, Amy Hargreaves, Jack Fitz, Susan McBrien, Christopher Mann, Pamela Gray    
location: Usa
voto: 4    

A Hollywood conoscono due modi per raccontare le storie a patchwork, quelle "opere aperte", come direbbe Eco, che si basano sul meccanismo dell'antinarrazione e che fanno dell'ipertesto il loro cavallo di battaglia: quello in cui il plot narrativo a mosaico è uno stratagemma per carpire a fondo la curiosità dello spettatore, mostrandogli un meccanismo ad orologeria ad altissima precisione e quello, tracotante, di chi fa dell'espediente narrativo la scorciatoia per celebrare presunte opere d'autore, condannando lo spettatore a una noia mortale. Il primo modo appartiene a registi come Alejandro Gonzalez Inarritu e Paul Thomas Anderson o a sceneggiatori come Paul Haggis, il secondo a gente a un passo dal solipsismo come Tony Gilroy. Lo sceneggiatore dell'intera serie che ha per protagonista Jason Bourne e di film insignificanti come L'avvocato del diavolo e Armageddon passa per la prima volta dietro la macchina da presa per raccontare la storia vera di Michael Clayton (Clooney), esattore presso un prestigiosissimo studio legale newyorchese e con un debole per il tavolo da gioco. Abituato a fare l'aggiustatutto alla maniera del Mr. Wolf interpretato da Harvey Keitel in Pulp fiction, Clayton si ritrova per le mani una grossa grana:  Arthur Edens (Wilkinson). Arthur è uno dei legali dello studio per il quale lavora Michael e ha in mano prove scottanti che dimostrano che una multinazionale ha causato il cancro a centinaia di persone attraverso le infiltrazioni di diserbante nelle falde acquifere. Ma Arthur è anche mezzo pazzo e questa è la carta che gli avvocati di parte avversa cercano di giocare contro di lui. L'uomo non demorde, loro passano alle maniere forti e Clayton si ritrova con la patata bollente in mano, giocandosi magnificamente l'ultima carta che gli rimane. Detta così quella di Michael Clayton sembrerebbe una storiellina edificante con tanto di happy ending alla maniera di Erin Brockovich. In realtà il film è inutilmente lambiccato, pieno zeppo di situazioni e personaggi che non sono affatto funzionali alla storia (i parenti, il riccone messo nei guai per via di un incidente, eccetera) e tutto sembra avere un'aria assai snob e terribilmente rapsodica che l'ultima mezz'ora, durante la quale il film riannoda finalmente i fili, arriva allo spettatore come un'autenica liberazione. Premio Oscar a Tilda Swinton quale migliore attrice non protagonista.    

sabato 6 ottobre 2007

Il codice Da Vinci (Da Vinci code)

anno: 2006   
regia: HOWARD, RON   
genere: thriller   
con Tom Hanks, Audrey Tautou, Ian McKellen, Paul Bettany, Jean Reno, Etienne Chicot, Alfred Molina, Clive Carter, Seth Gabel, Daisy Doidge-Hill, Harry Taylor, Jean-Pierre Marielle, Joe Grossi, Christopher Fosh, Jean-Yves Berteloot, Marie-Francoise Audollent, Jürgen Prochnow    
location: Italia, Usa
voto: 5   

Robert Langton (Hanks), professore di storia ad Harvard ed eminente studioso di simboli, viene coinvolto dalla polizia francese nelle indagini sull'omicidio di un uomo anziano all'interno del Louvre. Accusato ingiustamente lui stesso di essere il colpevole, il professor Langton, affiancato da una crittografa francese nipote del morto (Tautou), deve barcamenarsi tra la fuga e la ricerca di una spiegazione alla fittissima rete di misteri che suo malgrado lo hanno coinvolto. Scopre così che il movente dell'omicidio sta nel tentativo di non far aggallare il segreto contenuto nel cosiddetto codice Da Vinci - legato ai simboli contenuti nell'ultima cena di Leonardo - dove risulterebbe chiaro il mistero raccolto dai templari secondo il quale Gesù era un uomo comune che ebbe una moglie (Maria Maddalena) e una discendenza e che sarebbe risultata assai scomoda per la Chiesa.
Se nel controverso quanto fortunatissimo romanzo di Dan Brown il fittissimo mistero che coinvolge il Priorato e il Sacro Graal è raccontato con ampiezza di documenti storici tanto da apparire un libro a tesi che proprio per questo ha suscitato un autentico vespaio, al cinema il film di Ron Howard, regista di indubbie capacità professionali, si perde nelle arzigogolature della trama, costringendo i due protagonisti in fuga a ripetute spiegazioni verbose che altrimenti sfuggirebbero allo spettatore. Sicché l'arditezza della prova (portare al cinema un romanzo tanto complesso) quanto l'eccesso di ambizione, uniti a una trama lambiccata e farraginosa e a un casting che ha affidato a un'attrice totalmente priva di carisma e personalità come Audrey Taoutou un ruolo di primo piano, rendono il film complessivamente fragile, a  dispetto del tentativo di riportare in immagini le tesi di Dan Brown, dei notevoli flashback sulla storia del passato e della ricchezza di riferimenti al simbolismo, all'occultismo, alla cabala e all'enigmistica. Audio con le parti in francese (poche) non sottotitolate. Qualità ottima    

giovedì 4 ottobre 2007

L'imbroglio - The hoax

anno: 2006   
regia: HALLSTRÖM, LASSE
genere: biografico
con Richard Gere, Alfred Molina, Hope Davis, Marcia Gay Harden, Stanley Tucci, Julie Delpy, Eli Wallach, John Carter, Christopher Evan Welch, Zeljko Ivanek, David Aaron Baker, Peter McRobbie, John Bedford Lloyd, Okwui Okpokwasili, Stuart Margolin, Michael J. Burg, Jane Gray, Olja Hrustic, Susan Misner, James Biberi, Ted Neustadt, Milton Buras, Marceline Hugot, Myk Watford, Judi Barton, Stacy Lynn Spierer, Bob Wiltfong, Jennifer Layne Park, Jimmy King, Sam Kitchin, Antonie Knoppers, Denis McKeown
location: Usa
voto: 6

Clifford Irving (Gere), uno scrittore americano frustrato, negli anni '70 ebbe una specie di colpo di genio: scrivere una finta biografia autorizzata su Howard Hughes (la cui vita è stata magnificamente raccontata da Scorsese in The aviator), il magnate del petrolio e dell'aviazione chiuso nella torre d'avorio della sua follia igienista, del quale mezza nazione avrebbe voluto conoscere i segreti. Contattata la McGraw-Hill, uno dei maggiori editori statunitensi, Irving, insieme al suo compare Dick Suskind (Molina), mise su una messinscena che resse per molto tempo ma che finì inevitabilmente per essere scoperta.
Con solido mestiere, Lasse Hallström ricostruisce la vicenda che vide protagonista lo scrittore millantatore e un po' mitomane, mettendone sopratutto a nudo la determinazione che lo portò a credere a tal punto alle sue stesse "bufale" da pensare che ci fosse qualcosa di vero. La sceneggiatura di William Wheeler indugia forse eccessivamente sui dettagli, più di una scena è ridondante, ma la storia è raccontata con arguzia, Gere riesce a essere credibile ma, quanto a storia del genere, L'inventore di favole gli è nettamente superiore.    

mercoledì 3 ottobre 2007

In questo mondo libero... (It's a free world)

anno: 2007   
regia: LOACH, KENNETH  
genere: drammatico  
con Kierston Wareing, Juliet Ellis, Leslaw Zurek, Faruk Pruti, Branko Tomovic, Serge Soric, Radoslaw Kaim, Frank Gilhooley, Raymond Mearns, Steve Lorrigan  
location: Regno Unito   
voto: 8,5

Angie (Wareing) è una ragazza madre 33enne che ha appena perduto il lavoro. Insieme all'amica Rose (Ellis) decide di mettere in piedi un'agenzia di collocamento e da sfruttata si trasforma in sfruttatrice: i soldi cominciano a entrare in tasca ma la promessa di regolarizzare i lavoratori che quotidianamente si presentano a chiedere un lavoro rimane una bugia bella e buona. Le cose inevitabilmente si complicano quando i lavoratori cominciano a batter cassa e il film a quel punto vira su una trama gialla.
A 70 anni Ken Loach mantiene inalterato il suo impegno nel cinema militante, costantemente dalla parte degli oppressi. Con uno stile asciutto, senza fronzoli né retorica, una regia veloce, una magistrale capacità narrativa, il registadi Riff RaffPiovono pietre e My name is Joe dirige una sorta di pamphlet anticapitalistico che sfiora il cinema-verità, nel quale aggallano in tutta chiarezza i problemi connessi col precariato, il lavoro flessibile, la globalizzazione. È una guerra tra poveri nella quale i nuovi schiavi sono costretti a una lotta hobbesiana per la sopravvivenza, una lotta che Loach ci racconta evitando le scorciatoie manichee, ma presentandoci personaggi a tutto tondo e una protagonista vitalissima, energica, determinata, spietata eppure capace di imprevedibili slanci di umanità.    

lunedì 1 ottobre 2007

Cotton club

anno: 1984   
regia: COPPOLA, FRANCIS FORD  
genere: gangster  
con Richard Gere, Gregory Hines, Diane Lane, Lonette McKee, Bob Hoskins, Maurice Hines, Fred Gwynne, Allen Garfield, Nicolas Cage, Julian Beck, Gwen Verdon, James Remar, Lisa Jane Persky, Diane Venora, Tom Waits, Laurence Fishburne    
location: Usa
voto: 5  

Il Cotton Club di New York fa da sfondo alle storie d'amore di Dixie Dwyer (Gere), musicista bianco assoldato dalla mafia locale e poi diventato un divo del cinema, e a quella di un eccezionale ballerino nero di tip tap. Sullo sfondo gli anni della grande depressione, del proibizionismo e del new deal (il film va dal 1928 al 1935), nel celebre locale si avvicendano gangster, stelle dello spettacolo, grandi artisti.
Coppola abdica totalmente dal gangster-movie in stile Padrino. Cotton club è un musical con budget multimiliardario camuffato da film poliziesco. Abbondano i balletti, il tip tap, le coreografie faraoniche ma tutto si risolve in un'opera impressionante nella forma ma pressoché nulla nella sostanza: un andirivieni di gente che entra ed esce dal locale inframmezzato da qualche sparatoria, scene sentimentali e immagini ricercate che servono a colmare il vuoto di un racconto che non c'è e che è distante anni luce dai gangster movie dello stesso Coppola o dal respiro epico dei film di Scorsese  e Leone. Richard Gere suona la cornetta sul serio e non si fa doppiare.