sabato 26 settembre 2009

La ragazza che giocava con il fuoco (Flickan som lekte med elden)

anno: 2009       
regia: ALFREDSON, DANIEL  
genere: giallo  
con Noomi Rapace, Michael Nyqvist, Lena Endre, Micke Spreitz, Georgi Staykov, Sofia Ledarp, Peter Andersson, Per Oscarsson, Paolo Roberto, Hans Alfredson, Yasmine Garbi, Annika Hallin, Alexandra Eisenstein, Tanja Lorentzon, Jörgen Berthage, Ralph Carlsson, Magnus Krepper, Sven Ahlström, Daniel Gustavsson, Johan Kylén    
location: Svezia
voto: 6  

Un noto giornalista svedese, Mikael Blomkvist (Nyqvist), sta per pubblicare sulla rivista Millennium l'inchiesta di un suo collega sul traffico di prostitute. L'autore dell'inchiesta e la sua compagna vengono uccisi, così come il tutore di Lisbeth Salander (Rapace), una giovane hacker che ha alle spalle anni di istituzionalizzazione psichiatrica. I sospetti cadono tutti su di lei, che dovrà vedersela con il suo passato più fosco e con un energumeno da combattimento con le sembianza di Pappalardo per uscire da una matassa ingarbugliatissima.
Secondo episodio della fortunata trilogia Millennium, tratta dai romanzi di Stieg Larsson, La ragazza che giocava con il fuoco ha gli stessi protagonisti del precedente Uomini che odiano le donne. La regia passa dalle mani di Niels Arden Oplev a quelle di Daniel Alfredson. Rispetto all'episodio precedente, il film di Alfredson soffre di una maggiore prolissità, riuscendo meno a snellire la ponderosa mole della pagina letteraria, riduce il tasso di crudeltà, ha un occhio più televisivo e lavora prodigiosamente con il trucco sugli attori. Lo scenario umano rimane tuttavia agghiacciante, sottilmente incentrato su una faida familiare che prende spunto dal finale dell'opera precedente. In attesa di vedere Uomini che odiano le nonne, La ragazza che giocava col sudoku e Il ritorno di Pappalardo, il secondo episodio della serie Millennium è comunque un godibile film di genere.    

giovedì 24 settembre 2009

Cosmonauta

anno: 2009       
regia: NICCHIARELLI, SUSANNA  
genere: commedia  
con Miriana Raschillà, Pietro Del Giudice, Sergio Rubini, Claudia Pandolfi, Susanna Nicchiarelli, Angelo Orlando, Michelangelo Ciminale, Valentino Campitelli  
location: Italia
voto: 1  

Roma, 1963. La quindicenne Luciana (Raschillà) ha ereditato dal padre, morto prematuramente, la passione per la politica. Sua madre (Pandolfi) per tirare avanti ha dovuto sposare un uomo di destra (Rubini), suo fratello (Del Giudice) soffre di epilessia ed è un po' strano e lei frequenta la sezione del PC del Trullo, dove si invaghisce di un giovane militante.
Preceduto da un cortometraggio di animazione in plastilina che racconta la leggendaria missione sovietica dello Sputnik 5 (era il 1960), in cui vennero mandati in orbita cani, topi e ragni, Cosmonauta racconta il sogno dei primi anni '60 attraverso la metafora degli insperati successi spaziali dell'Unione Sovietica. Un po' racconto di formazione, un po' affresco di un'epoca carica di ingenuità, inframmezzato da immagini di repertorio sulle imprese del Vostok e dello Sputnik, il film è un amarcord in chiave politica con accenti sulla discriminazione di genere, una sorta di Mille bolle blu che vorrebbe coniugare nostalgia e ideologia di un'epoca. Dalla regista, che pure ha un dottorato in filosofia alla Normale di Pisa, ci si sarebbe aspettati di più. Il suo film è invece la conferma che, con qualche eccezione (Wertmuller, Archibugi, Bigelow, Von Trotta), le donne stanno alla regia come gli uomini all'uncinetto. In Cosmonauta gli ambienti sono fasulli, la recitazione di livello parrocchiale, i dialoghi imbarazzanti e persino la scelta ardita delle musiche d'epoca, riarrangiate in chiave contemporanea, stridente col contesto. A conferma di cosa è diventato da anni quello che a Venezia si ostinano a chiamare Festival del cinema, Cosmonauta si è aggiudicato il premio come miglior film nella sezione 'Controcampo italiano'.    

lunedì 21 settembre 2009

Lo spazio bianco

anno: 2009       
regia: COMENCINI, FRANCESCA   
genere: drammatico   
con Margherita Buy, Gaetano Bruno, Giovanni Ludeno, Antonia Truppo, Guido Caprino, Salvatore Cantalupo, Maria Paiato, Anna Gigante    
location: Italia
voto: 5   

Lo spazio bianco del titolo è quello asettico di una stanza d'ospedale dove Irene, nata prematura a soli 6 mesi, vive attaccata a un'incubatrice. A vegliarla ogni giorno c'è Maria (Buy), insegnante ultraquarantenne in una scuola serale partenopea, che ha riempito lo spazio bianco della sua vita con relazioni precarie, solitudine, qualche buona amicizia, e che adesso si trova davanti alla difficile scelta di una maternità da condurre senza l'aiuto di un partner e in età avanzata.
Film difficile e ambizioso, Lo spazio bianco gravita intorno ai temi della rinuncia e dell'attesa. Intorno alla protagonista si muovono personaggi che hanno rinunciato alla libertà personale (la donna magistrato), alla cultura (gli alunni tardivi), alla giovinezza (le ragazze madri), e che sono tutti in attesa di qualcosa: del momento di una sigaretta, di un diploma scolastico, di un futuro felice. Servita dall'impeccabile fotografia di Luca Bigazzi, che riprende una Napoli insolita, Francesca Comencini cerca una via molto personale al racconto sulla maternità, perdendosi in qualche deriva narrativa, qualche personaggio sbiadito, qualche eccesso visionario (la stonatissima scena del balletto delle madri), firmando così un'opera le cui ambizioni superano di gran lunga il risultato ma in cui Margherita Buy, con un'interpretazione vibrante e commovente, da sola vale il prezzo del biglietto.    

domenica 13 settembre 2009

Away from her - Lontano da lei

anno: 2007   
regia: POLLEY, SARAH
genere: drammatico
13/09/2009    Julie  Christie, Gordon  Pinsent, Olympia  Dukakis, Murphy  Aubrey, Kristen  Thomson, Wendy  Crewson, Alberta  Watson, Deanna  Dezmari, Clare  Coulter, Thomas  Hauff, Grace Lynn  Kung, Lili  Francks, Andrew  Moodie, Judy  Sinclair, Tom  Harvey, Carolyn  Hetherington, Stacey  Laberge
location: Canada
voto: 6

Fiona (una ancora bellissima Christie) e Grant Anderson (Pinsent) sono sposati da 44 anni. Quando lei comincia a manifestare i primi sintomi del morbo di Alzheimer, lui cerca di aiutarla in ogni modo, portandola in una clinica e assecondandola persino quando lei si invaghisce di un altro paziente.
Passata dietro la macchina da presa dopo diversi film sul tema del dolore (La mia vita senza me, Il dolce domani, La vita segreta delle parole), la canadese Sarah Polley dirige un film intenso che ricorda per certi versi Le pagine della nostra vita di Nick Cassavetes. Away from her è tratto da un racconto di Alice Munro, è denso di sfumature psicologiche e inserito in una cornice innevata, eppure sostanzialmente monocorde, concedendo pochissimo alla trama. Golden Globe 2008 a Julie Christie come miglior attrice protagonista di un film drammatico.    

mercoledì 9 settembre 2009

L'amore e basta

anno: 2009       
regia: CONSIGLIO, STEFANO 
genere: documentario 
con Luca Zingaretti 
location: Italia       
voto: 5,5

Nove coppie omosessuali, quasi tutte di lungo corso, raccontano davanti a una immobile macchina da presa le loro storie: il primo bacio, la formazione della coppia, i problemi con la famiglia d'origine, il rapporto con la Chiesa e la religione, la discriminazione, la scoperta della loro diversità, il transito - in alcuni casi - dalla etero alla omosessualità. Al suo primo lungometraggio, Stefano Consiglio ha il merito di portare sul grande schermo un tema che - a dispetto delle tante battaglie civili sostenute - rimane ancora scottante. È amore e basta, come sostiene in maniera lapidaria il titolo che tradisce il teorema del film, non a caso introdotto dalle osservazioni sgombre da qualsiasi pregiudizio omofobico di bambini e adolescenti e dal bel testo, scritto da Aldo Nove, interpretato da Luca Zingaretti.
Le biografie raccontate dai 18 protagonisti, tuttavia, non fanno che vellicare una curiosità da buco della serratura. I 18 intervistati, infatti, sembrano davvero troppo simili tra loro quanto a condizione sociale per offrire uno spaccato minimanente differenziato, cadono tutti (o quasi) nei medesimi stereotipi e l'aver racconto casi in Germania, Francia e Spagna - richiedendo l'ausilio dei sottotitoli - penalizza il film invece di fornire una panoramica più estesa. Il modello, insomma, rimane quello di Comizi d'amore di Pasolini, con minor audacia, molte domande in stile Marzullo (il tormentone "voi siete una coppia o una famiglia?") e un approccio filmico di stampo strettamente televisivo, nel quale l'unico vero valore aggiunto sono le notevoli animazioni di Ursula Ferrara che inframmezzano le diverse storie.

giovedì 3 settembre 2009

Videocracy. Basta apparire

anno: 2009   
regia: GANDINI, ERIK 
genere: documentario 
con Silvio Berlusconi, Lele Mora, Fabrizio Corona 
location: Italia
voto: 8


Nel 1978 un'emittente televisiva locale fece un esperimento: far spogliare una casalinga un pezzo alla volta per ogni risposta esatta data degli spettatori. Era la piccola emittente di un imprenditore lombardo, Silvio Berlusconi, che da lì avrebbe cominciato la sua impresa di trasformazione antropomorfica dell'Italia. Una trasformazione passata attraverso tette e culi, paillettes, collusione tra malaffare, poteri forti e strapotere mediatico, contribuendo in maniera decisiva a diffondere una visione marcatamente maschilista della donna come oggetto e portando poi lo stesso Berlusconi ai vertici del potere nazionale dopo avere reso l'Italia così tristemente simile a lui e alle sue televisioni.
A raccontarlo è Erik Gandini, figlio di italiani, che di quel trentennio ha vissuto soltanto una parte, andando via dal nostro Paese nel 1986 per stabilirsi in Svezia. È da lì, da uno dei luoghi privilegiati d'osservazione quanto a grado di civiltà e libertà d'informazione, che Gandini - voce off che conserva l'accento dell'oriundo - ci accompagna in questo terribile viaggio negli abissi della ragione degli italiani. Un viaggio che si snoda attraverso le figure chiave di Lele Mora, agente televisivo con "delega" da parte dello stesso premier, di Fabrizio Corona, campione di sciacallaggio con esercito di paparazzi al seguito e della figura più malinconica di tutti, l'emblema dell'Italia nella quale - come recita il sottotitolo del film - basta apparire: quella di un operaio mammone disposto a qualsiasi cosa pur di affermarsi in televisione. Chi ha seguito le cronache italiane dell'ultimo trentennio non troverà nulla di eclatante nel film, nessuno scoop. Riceverà invece un pugno violentissimo allo stomaco, sferrato con un concentrato di mostruosità che viene sottolineato da un eccellente lavoro sulla colonna sonora, scurissima e spettrale, e dalle immagini sconcertanti di un Lele Mora che mostra gongolante il cellulare inzeppato di svastiche e inni fascisti o di quel postribolo legalizzato del Billionaire. Videocracy, imperdibile opera seconda del regista di origini bergamasche, ci "regala" uno sconcertante saggio di antropologia sociale su una Repubblica delle banane che sembra uscita da un racconto di fantascienza.    

mercoledì 2 settembre 2009

Piede di dio

anno: 2009       
regia: SARDIELLO, LUIGI 
genere: commedia 
con Emilio Solfrizzi, Filippo Pucillo, Antonio Catania, Elena Bouryka, Antonio Stornaiolo, Rosaria Russo, Luis Molteni, Angelo Argentina, Paolo Gasparini, Guido Quintozzi, Matteo Girardi, Daniele Mancini, Gian Nicola Resta, Alessandra Caliandro, Gianluca "Jallinho"" Lombardi, Carlotta Sapia, Eleonora Gaggioli, Antonio Covatta, Gaetano Gentile  
location: Italia
voto: 4 

Nel 2006, anno di grazia del calcio italiano (appena dopo lo scandalo di Calciopoli la Nazionale azzurra vinse il mondiale), Michele Corallo (Solfrizzi) è alla sua ultima spiaggia. Sta girando per i campetti terrosi del Salento alla ricerca disperata della gallina dalle uova d'oro, un giovane calciatore che riaccenda le sue quotazioni come talent scout. Lo trova in Elia (Pucillo), diciottenne dai piedi fatati ma con la testa di un bambino. Nel fatidico giorno del provino il ragazzo smentirà le attese.
Giunto alla sua prima esperienza da regista dopo una carriera spesa nel mondo della comunicazione (come copywriter e direttore di Filmaker's Magazine), il quarantenne Luigi Sardiello firma un'opera agrodolce che vorrebbe richiamarsi alla tradizione di Risi, Comencini, Scola e Monicelli, anche se il riferimento più nitido sembra andare a Bravissimo, con Alberto Sordi che tentava di arricchirsi sfruttando le doti canore di un ragazzino. Se da una parte l'obiettivo viene mancato per carenza di mezzi (formato video espanso in 35 mm, attori da dopolavoro ferroviario con Solfrizzi costretto agli straordinari per tenere l'intero film sulle sue spalle), dall'altra il plot narrativo appare piuttosto fragile, la metafora insistita dei rigori alquanto corriva e la satira sul mondo corrotto del pallone incapace di graffiare.