mercoledì 29 giugno 2011

We Want Sex

anno: 2010       
regia: COLE, NIGEL 
genere: storico 
con Sally Hawkins, Bob Hoskins, Miranda Richardson, Geraldine James, Rosamund Pike, Andrea Riseborough, Daniel Mays, Jaime Winstone, Kenneth Cranham, Rupert Graves, John Sessions, Roger Lloyd-Pack, Richard Schiff 
location: Regno Unito
voto: 5

Peccato. Peccato che una controversia di importanza epocale sui diritti del lavoro e sulla parità tra uomini e donne venga trasformata in una commedia agrodolce che tanto somiglia a un polpettone. Eppure Nigel Cole, avvezzo a trattare temi ponderosi con sguardo leggero - come aveva già fatto ne L'erba di Grace - avrebbe avuto tutta la materia prima a disposizione per fare, di quei giorni di lotta operaia del 1968, un film memorabile. Ken Loach ci sarebbe riuscito; Cole invece parte dalla vicenda di una di quelle operaie impiegate presso uno stabilimento inglese della Ford, alloggiata con le altre in una fabbrica-pollaio dove si cuciono i rivestimenti per i sedili delle auto, per raccontarci l'irresistibile ascesa di un gruppo di lavoratrici semplici ma determinatissime e compatte, che a suon di scioperi arrivarono a dettare al ministro del lavoro britannico (una donna) le condizioni di quella che nel giro di due anni sarebbe diventata una legge che avrebbe fatto da volano per il resto del continente. D'altronde siamo o non siamo nella patria della suffragette? Ammiccante fin dal titolo, specchietto per le allodole che nel film trova una spiegazione in uno striscione beffardo (a We want sex manca "equality"), il film è tutto una carineria, una lacrimuccia, un disseminare indizi stereotipati, ancorché sacrosanti, sull'arretratezza di una società ancora profondamente sessista.    

sabato 25 giugno 2011

Il pezzo mancante

anno: 2010       
regia: PIPERNO, GIOVANNI
genere: documentario
con Gianni Agnelli, Elisabetta Pedrazzi, Gelasio Gaetani Lovatelli, Taki Theodoracopulos, Vendeline Von Bredow, Giulia Graglia, Nicola Lazzari, Marella Caracciolo Chia, Giovanni Sanjust Di Teulada, Klaus Von Bulow, Afdera Franchetti, Ira Von Fürstenberg, Marco Bava, Marco Bernardini, Pietro Perotti, Marta Vio, Daphne Vio Ninchi, Bert Hellinger, Giuseppe Lanciano, Roberto Prinzio
location: Italia
voto: 3

Se Valeria Marini pensa di essere un'attrice e una stilista, perché mai si dovrebbe negare a Giovanni Piperno la possibilità di accreditarsi come il James Joyce della decima arte? È questa la domanda che sorge spontanea dopo aver visto Il pezzo mancante, titolo che non si riferisce a uno dei due emisferi cerebrali del regista bensì al lato oscuro della famiglia Agnelli, quel cono d'ombra nel quale sono finiti prima il fratello dell'Avvocato, Giorgio, chiuso per anni in un manicomio e del quale mai si fece voce, e quindi Edoardo, figlio dell'Avvocato, morto suicida a 46 anni. Mai prima d'ora si era visto un documentario tanto sconnesso sul piano della ricostruzione dei fatti e delle testimonianze, capace di arrivare al parossismo per cui, al termine dei titoli di coda, il film riprende con un altro quarto d'ora, elargito agli spettatori più refrattari all'effetto narcolettico del film. Non bastano le animazioni avveniristiche e originalissime né le immagini di repertorio concesse dalla stessa famiglia Agnelli per fare del documentario di Piperno un resoconto intelligibile né servono a tamponare i buchi di sceneggiatura creati dalla sostanziale elusione delle responsabilità della famiglia Agnelli su decenni di storia italiana. Piuttosto, sembra che dal film non escano che personaggi caricaturali, a cominciare dall'onnipresente Gelasio Gaetani Lovatelli (giuro che non c'entra nulla con la contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare), l'amico di Edoardo pronto a salire sulla prima carrozzella della notorietà per farsi riprendere davanti alla macchina da presa in profilo destro, profilo sinistro e profilo centro. E profilo nuca.     

mercoledì 22 giugno 2011

Michel Petrucciani - Body & Soul

anno: 2011       
regia: RADFORD, MICHAEL  
genere: documentario  
con Michel Petrucciani, Charles Lloyd, John Abercrombie, Aldo Romano, Alexandre Petrucciani, Frank Cassenti, Joe Lovano, Francis Dreyfus, Ron McClure  
location: Francia, Usa
voto: 7,5

L'osteogenosi imperfetta è una malattia che intacca le ossa, compromettendo la crescita e causando fratture a ripetizione. Ne soffriva Michel Petrucciani, pianista nato in Francia e morto nel 1999 ad appena 36 anni. Michael Radford, il regista de Il postino, su commissione ha radunato testimonianze di amici, parenti e musicisti, di 3 delle 4 mogli che ebbe questo gigante del jazz alto appena un metro, del figlio, mescidandole con brani di repertorio e interviste d'epoca. Ne emerge prepotentemente una furia di vivere che se da una parte lo portò a studiare un numero spropositato di ore e ad essere il primo europeo ad esibirsi al Blue Note di New York, dall'altra lo indusse agli eccessi della droga e ai continui cambi di traiettoria nei rapporti con le donne. Radford e i tanti testimoni che ricostruiscono il fenomeno Petrucciani ne tracciano un'immagine giocosa, vitalissima, simpatica, pronta alla battuta, in un film che non soffre un solo momento di stanca. Rimane il dubbio che la statura musicale del musicista, esattamente opposta a quella fisica, sia un po' il frutto di un talento da Circo Barnum: è vero che Petrucciani era dotato di una velocità impressionante, ma la sua tecnica percussiva era tutto fuorché raffinata e i brani che ci ha lasciato non sono tra i capitoli seminali della storia del jazz.    

sabato 18 giugno 2011

Rolling Stones' Shine a Light

anno: 2007   
regia: SCORSESE, MARTIN
genere: musicale
con Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood, Charlie Watts, Martin Scorsese, Bill Clinton, Jack White, Buddy Guy, Christina Aguilera, Hillary Rodham Clinton
location: Usa, Regno Unito
voto: 6

Loro sono Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood e Charlie Watts, e il gruppo che formarono negli anni '60 - i Rolling Stones - è tanto famoso da essere assurto a brand con tanto di icona. Lui è Martin Scorsese, uno dei registi più dotati della storia del cinema, che - dopo aver messo a disposizione la sua arte per celebrare la Band di Robbie Robertson (L'ultimo valzer), Bob Dylan (No direction home) e le origini del blues (The blues - Dal Mali al Mississippi) - ribadisce la propria passione per la musica firmando il suo personale tributo alla band britannica. Il concerto ripreso nel 2006 al Beacon Theater di New York si avvale del formidabile occhio del maestro italo-americano (la fotografia è di Robert Richardson), che piazza macchine da presa ovunque (con i membri della band che nicchiano) per mostrarci un concerto come non lo sia era (quasi) mai visto prima. Ma l'operazione da primo della classe sarebbe riuscita a metà se sul palco non ci fossero stati 4 ultrasessantenni che a dispetto degli eccessi di alcol e droga conservano ventri piatti ed energia da vendere. E pensare che in un'intervista del 1966 Mick Jagger manifestava a un giornalista le proprie perplessità circa la possibilità che il gruppo sarebbe potuto durare ancora un anno... E invece eccoli ancora lì, con quelle quattro facce da sgherri, pronti a infilare evergreen come Jumpin' Jack Flash, Start me up e Satisfaction. Certo che, al di là dei miracoli di Scorsese - che non scade mai nell'agiografia - la musica è quello che è: un rock primitivo e ruvido, molto fisico, non adatto ai palati più raffinati. Ma fosse soltanto per godersi le discussioni per le riprese o per la scaletta dei brani tra il regista e la band prima del concerto, o per il montaggio virtuosistico, il film è un boccone prelibato anche per i più scettici. Non fosse altro che per il frammento di intervista in cui un giornalista domanda a Keith Richards: "qual è la domanda che ti viene rivolta più spesso?". E lui: "Quella che mi hai appena fatto".    

venerdì 17 giugno 2011

Immaturi

anno: 2011       
regia: GENOVESE, PAOLO
genere: commedia
con Raoul Bova, Barbora Bobulova, Ambra Angiolini, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Ricky Memphis, Luisa Ranieri, Anita Caprioli, Giulia Michelini, Alessandro Tiberi, Giovanna Ralli, Nadir Caselli, Michele La Ginestra, Maurizio Mattioli, Aurora Giovinazzo
location: Italia
voto: 5

Diverse ricerche svolte dagli psicologi suggeriscono che uno degli incubi più ricorrenti tra le persone adulte è quello di ripetere l'esame di maturità. Cavalcando l'onda del luogo comune, Paolo Genovese colloca sette amici romani in questa condizione: vent'anni prima un commissario aveva millantato titoli che non aveva e il loro esame di maturità risulta annullato. Per tutti loro è l'occasione per fare un passo in avanti rispetto alle responsabilità e diventare finalmente persone adulte.
Se si accetta l'assunto di fondo secondo il quale l'adesione a un modello ultraconformista e antidiluviano come quello delle 3 m (moglie, macchina e mestiere) sia il giusto viatico per una vita adulta, allora il film - nel suo tripudio di conformismo e disimpegno becero che trasforma Epicuro in "un cazzaro" - non fa una piega (d'altronde distribuisce Medusa…). Ma a un occhio più attento non possono sfuggire gli svarioni da fantascienza (una bambina all'uscita di scuola affidata a un estraneo), i sociologismi d'accatto (l'adolescenza sociale), il qualunquismo esasperato, la regia da sitcom. Se a questo si aggiunge il livello dilettantesco della recitazione di Bova, Bobulova e Tiberi (per non parlare di quello sconfortante di Ambra Angiolini), si capisce perché questo tipo di commedie riesca a sfondare al botteghino. Qualche risata la strappano comunque Ricky Memphis, il migliore del gruppo, bamboccione radicato in casa con mamma e papà, e Luca Bizzarri, adolescente di ritorno.    

mercoledì 8 giugno 2011

The manchurian candidate

anno: 2004   
regia: DEMME, JONATHAN
genere: spionaggio
con Denzel Washington, Liev Schreiber, Meryl Streep, Kimberly Elise, Dan Olmstead, Jon Voight, Jeffrey Wright, Vera Farmiga, David Keeley, Simon McBurney, Paul Lazar, Alyson Renaldo, Adam LeFevre, Robyn Hitchcock, Pablo Schreiber, Tom Stechschulte, Anthony Mackie, Dorian Missick, Jose Pablo Cantillo, Teddy Dunn, Joaquin Perez-Campbell, Tim Artz, Ted Levine, Bruno Ganz, Jude Ciccolella, Miguel Ferrer, Joshua Elrod, Stacey Newsome-Santiago, Dean Stockwell, John Bedford Lloyd
location: Usa
voto: 6

In occasione delle presidenziali americane un gruppo di politici spregiudicati vorrebbe sfruttare le potenzialità di un esperimento riuscito durante la guerra del golfo per creare il primo presidente americano completamente manovrabile dai privati. Un maggiore dell'esercito che ha subito il "trattamento" (Washington) cerca di fare luce sulla vicenda, ma si troverà a scontrarsi con potenti determinati a tutto.
Remake dell'omonimo film di John Frankenheimer, che in Italia uscì col titolo Và e uccidi, The manchurian candidate è un thriller fantapolitico senza alcuna ambizione militante e di buona fattura, nel quale la tecnologia occupa un posto di maggior rilievo rispetto all'originale.    

domenica 5 giugno 2011

Passatempo

(da Collateral, di Tommaso Labranca, apparso su FilmTv)


Sono le 21. Questa mattina ho acquistato un cartone animato in dvd a 2,90 euro. Si chiama il piccolo Sammy. È la versione taroccata di Bambi. Nell’era del 3D, l’animazione di questo film appare umiliante. Gli inglesi chiamano i film motion pictures, sottolineando la mobilità delle immagini. Se vedessero questo dvd, andrebbero di corsa a correggere i loro dizionari. La tartaruga, il coniglio, lo scoiattolo, l’orso, l’ape sono tutti disegnati malissimo, quando camminano muovono solo le zampe, quando sono fermi si limitano ad aprire e chiudere gli occhi. Il cartone procede a scatti, per risparmiare sui costi di lavorazione, le animazioni sono ridotte all’osso. In un fotogramma il cerbiatto ha la zampa abbassata, nel successivo l’ha già alzata, senza passaggi intermedi. Tutti si muovono come Zed, l’indimenticato uomo robot della Carrà. Esemplare la scena in cui gli animali, felici per la liberazione di mamma cerva, esultano e ballano su un prato: sono immobili e alzano prussianamente le zampe, ripetendo questa azione almeno una trentina di volte.
Anche i fondali sono all’insegna del risparmio, due fronde per indicare gli alberi, una macchia azzurra per ricordare il lago. La povertà della produzione è la principale causa di tristezza del film, più della storia narrata. Anche se qui, a differenza dell’originale disneyano, la mamma del cerbiatto non muore, ma viene rinchiusa dai cacciatori in un recinto e alla fine viene liberata. Non riesco a provare consolazione perché penso che prima o poi la cerva morirà davvero. Nonostante la copertina e i titoli del menù annunciano le avventure del piccolo Sammy, nel film l’animaletto è una femmina e si chiama Dorina. Purtroppo la pellicola dura solo 25 minuti, così ora non so già più cosa fare. Sono le 21.30. Il doppiaggio del cartone animato è eseguito da una sola signora che muta intonazione per ogni personaggio, ma l’accento resta sempre lo stesso, mi pare emiliano. Controllo sulla copertina e scopro che l’importatore del dvd è di Reggio Emilia. Mi viene in mente che anche nei Paesi dell’Est Europa fanno così: lasciano la colonna sonora originale bassissima e si sente la voce monocorde di un uomo che legge la traduzione. Mi spingo tra i canali più remoti del decoder satellitare e trovo un film con Terence Hill e Bud Spencer doppiato in polacco. I due attori urlano, fanno battute e picchiano. Intanto il lettore polacco dice «uogrsl magghiu dvla uspujina» con lo stesso tono con cui in stazione annunciano il ritardo di un regionale. Sono le 22. Il doppiaggio polacco è soporifero. Spengo la Tv e carico la lavatrice. Si dice di alcune persone stupide che starebbero a guardare la lavatrice in funzione. Sono abbastanza stupido da farlo anche io. Mi inginocchio davanti all’oblò e osservo l’acqua che fluisce nel cestello. L’acqua dissolve lentamente il cubetto di anticalcare e, sotto la sua forza, apre la biancheria appallottolata. Il cestello si mette in moto, compie cinque giri in senso orario, si ferma, compie cinque giri in senso antiorario, si ferma, altri cinque giri in senso orario... Mi fanno male le ginocchia, spengo la lavatrice e vado di là. Sono le 22.20. Nel pomeriggio avevo iniziato a masterizzare dei cd. In una pila ci sono quelli incisi, in un’altra quelli vergini. Li mescolo e cerco di indovinare, soppesandoli, quali sono masterizzati e quali no. Se riesco ad affinare questa capacità percettiva passerò a sentire la differenza di peso tra un cellulare con credito e uno con credito esaurito. Sono le 22.30. Lascio perdere la sfida dei cd perché non ci ho preso nemmeno una volta. Mi stendo sul letto. C’è un silenzio tale che posso sentire i fermenti lattici vivi dello yogurt mentre chiacchierano tra loro in frigo. Aguzzo l’orecchio, ma non capisco molto. Chissà che lingua parlano. Alla fine mi addormento. Non sono impazzito. Sto semplicemente facendo quello che anche voi farete da adesso in poi visto che la stagione televisiva è già finita prima ancora delle scuole e si appresta una raffica di repliche. Lo capiamo, lo sforzo è stato immenso. Adesso gli autori, stremati, potranno riprendersi con meritate vacanze esotiche da cui torneranno con idee fenomenali. Da Guardi inseriranno la morra. Da Santoro si inventeranno un paio di complotti. Qualcuno tenterà l’inedito e oserà riportare in Tv Emanuele Filiberto. Origliare ciò che si dicono i fermenti lattici nello yogurt alla fine resta la scelta migliore.

La leggenda di Bagger Vance (The Legend of Bagger Vance)

anno: 2000   
regia: REDFORD, ROBERT 
genere: drammatico 
con Matt Damon, Charlize Theron, Will Smith, Bruce McGill, Lane Smith, Andrea Powell, J. Michael Moncrief, Joel Fretsch, Jack Lemmon 
location: Usa
voto: 3

A proposito del golf, Giorgio Gaber diceva: "Secondo me per essere bravi in quegli sport lì non è che bisogna essere proprio imbecilli, però aiuta" (Gli inutili). Forse il compianto cantautore milanese ci andava troppo leggero. Il golf è lo sport che meglio di ogni altro condensa i simboli della lotta di classe: da una parte i giocatori pieni di quattrini; dall'altra i caddies, i nuovi schiavi, epitome della subalternità di chi è costretto a calcare il campo soltanto per portare le mazze. Che poi il golf, alla stregua di tanti altri sport, si sia massificato e che oggi possano giocarvi anche i colletti bianchi con stipendi annui che non superano certo le 5 cifre, non vuol dire che le cose siano cambiate: mediazione strumentale, assenza di contatto fisico e individualismo sono i tratti di uno degli sport più snob che esistano. Di questo parla La leggenda di Bagger Vance, tratto da un best-seller d Steven Pressfiled, film insopportabilmente noioso che racconta attraverso una metafora sportiva da terza elementare il ritrovamento di se stesso da parte di una giovane promessa del golf che, tornato dalla Grande Guerra, aveva perso il suo "swing". Lo riacciuffa grazie ai predicozzi da guru del Bacio Perugina di un caddie (Smith), un nero venuto dal nulla che mette il suo eroe nelle condizioni di vincere contro due assi del green in una contesa a Savannah, in Georgia.
Redford non fa che ribadire stancamente il suo credo nell'american dream con la sua cifra da autore old-fashion, a suon di inutili didascalie e interminabili colpi di mazza. La ragguardevole fotografia di Michael  Ballhaus non riesce neppure per un attimo ad accendere l'interesse per questo film patinato e prevedibile fin dalla prima scena.    

giovedì 2 giugno 2011

North Country - Storia di Josey

anno: 2005   
regia: CARO, NIKI
genere: drammatico
con Charlize Theron, Thomas Curtis, Elle Peterson, Frances McDormand, Sean Bean, Woody Harrelson, Jeremy Renner, Richard Jenkins, Sissy Spacek, James Cada, Rusty Schwimmer, Linda Emond, Michelle Monaghan, Brad William Henke, Jillian Armenante, Amber Heard, John Aylward, Xander Berkeley, Corey Stoll, Cole Williams, Bryan Fagerstrom, Chris Mulkey, Arron Shiver, Clif Stokes, J.D. Garfield, Boots Southerland, John Hardman, Forrest Norgaard, Sage Coy, Marcus Chait, Dennis E. Garber, Alex Layton, Jacqueline Wright, Catherine Campion, Tom Bower, David Lislegard, Kurt Peterson, Pete Pellinen, Bruce Bohne, Todd Anderson, Kit Gwin, Patrick McDowell, Raye Birk, Sally Wingert, Katherine Ferrand, Curtis Plagge, Marc Miles, J.C. Cutler, Gus Lynch, Mark Sivertsen, Rand Kennedy
location: Usa
voto: 3


Costretta a crescere due figli da sola, per sbarcare il lunario la bella Josie (Theron) non trova di meglio che un impiego in una miniera del Minnesota. Qui il maschilismo dilagante e la diffidenza per un suo passato poco chiaro mettono la coriacea ragazza in una situazione difficilissima, che la porterà in un'aula di tribunale per riottenere il posto dopo un ingiusto licenziamento.
Ispirato alla vera storia di Josey Aimes, che fu la prima donna americana a intentare una causa contro i suoi padroni per molestie sessuali, il film di Niki Caro è un melodramma che occhieggia tanto a Ken Loach e Frank Capra quanto al Martin Ritt di Norma Rae, trasformando tutto in un insipido polpettone nel quale vengono inventariate sciagure di ogni tipo. La Theron cerca di rendersi interessante proponendosi nuovamente in veste Monster mentre le canzoni di Bob Dylan, per quanto magnifiche, sono sparpagliate a caso.    

mercoledì 1 giugno 2011

Tutti per uno (Les mains en l'air)

anno: 2011       
regia: GOUPIL, ROMAIN
genere: commedia fantastica
con Valeria Bruni Tedeschi, Linda Doudaeva, Jules Ritmanic, Louna Klanit, Louka Masset, Jérémie Yousaf, Dramane Sarambounou, Hippolyte Girardot, Romain Goupil, Malika Doudaeva, Sissi Duparc, Hélène Babu, Florence Muller, Clémence Charpentier
location: Francia
voto: 2

La Francia non aveva neppure fatto in tempo a licenziare Welcome, quel capolavoro sul tema dei sans papiers vessati dall'amministrazione Sarkozy, che ecco arrivare quest'operina esile esile, a metà strada tra il truffautiano Gli anni in tasca e il film di denuncia in chiave di commedia fantastica. Al centro della vicenda c'è Milana, donna cecena che nel 2067 rievoca i fatti del 2009, allorquando una famiglia francese la prese in affido per sottrarla al pericolo di estradizione. I compagni fecero quadrato intorno a lei, rifugiandosi per alcuni giorni all'interno di un bunker improvvisato e mettendo in allarme famiglie e autorità.
Romain Goupil, barricadero di antica militanza, propone un film alla melassa nel quale la sceneggiatura è lasciata alla libera improvvisazione dei mocciosi, con inevitabile esito pasticciato. Non aiutano né il tono da tavoletta, né l'interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi - che di Sarkozy è la cognata - in veste di pasionaria, né i toni didascalici, né il buonismo a tutti i costi.