martedì 30 agosto 2011

Dolce far niente

anno: 1999   
regia: CARANFIL, NAE 
genere: biografico
con François Cluzet, Isabella Ferrari, Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Teresa Saponangelo, Giancarlo Giannini, Alessandra Costanzo, Francesco Dominedò, Sergio Fiorentini, Adolfo Lastretti, Marco Cavicchioli, Rolando Ravello 
location: Italia
voto: 2

Quando Stendhal (Cluzet) non era ancora Stendhal, bensì un viaggiatore francese che per un anno e mezzo si mosse su è giù per l'Italia. Il film di Nae Caranfil - ambientato tra Roma e Terracina - si concentra sul periodo dell'innamoramento dell'autore de Il rosso e il nero nei confronti di Josephine (Ferrari) (siamo nel 1816), sulle frequentazioni degli ambienti altolocati, i Borboni, Rossini. Pasticciato, noiosissimo, Dolce far niente tradisce già dal titolo l'inconsistenza del film, peraltro servito da un cast di grido che ha tutta l'aria di chiedersi cosa ci sta a fare dentro un'opera del genere.    

lunedì 29 agosto 2011

Cover boy - L'ultima rivoluzione

anno: 2008   
regia: AMOROSO, CARMINE
genere: drammatico
con Eduard Gabia, Luca Lionello, Chiara Caselli, Gabriel Spahiu, Francesco Dominedò, Razvan Cacoveanu, Luciana Littizzetto, Walter D'Errico, Susan Lay
location: Italia, Romania
voto: 7

Inizia e finisce con un lutto la storia di Ioan (Gabia), bella faccia pulita che ricorda quella di Jovanotti,  partito dalla Romania alla ricerca di un po' di fortuna in Italia. Arrivato nel Belpaese in quella congiuntura storica indecorosa e interminabile puntellata dalle voci off falsamente rassicuranti di Ratzinger e Berlusconi, il ragazzo passa tutta la trafila dell'immigrato indesiderato, stringe amicizia con un quarantenne romano (Lionello) che lo ospita e che sta messo male quanto lui ma alla fine sembra avere un colpo di fortuna come ragazzo immagine. Ed è proprio come quella sua bella faccia pulita, specchio dell'anima, che Ioan manterrà integra fino in fondo la sua dignità.
Tra il documentario e la finzione, Cover boy è un buddy movie girato in digitale che ci porta dall'universo dei paria della Stazione Termini al luccichio del mondo iperpatinato della Milano della moda e della pubblicità. Per quanto la regia riesca a evitare lo stridore tra le due ambientazioni, il film tradisce una certa discontinuità, a cominciare dal casting, con la Littizzetto che sembra perennemente negli studi di Che tempo che fa, e a proseguire con qualche scantonamento narrativo un po' glamour. Ma la forza del film - fratello maggiore de La ballata del lavavetri - sta nella messa in scena del disagio profondissimo di chi è straniero anche in patria, come capita al personaggio interpretato con sensibilità da Luca Lionello, che qui sfodera una prova memorabile.
Miglior film al Festival politico di Barcellona.    

domenica 28 agosto 2011

Come ammazzare il capo... e vivere felici (Horrible Bosses)

anno: 2011       
regia: GORDON, SETH
genere: commedia
con Jason Bateman, Charlie Day, Jason Sudeikis, Jennifer Aniston, Colin Farrell, Kevin Spacey, Donald Sutherland, Jamie Foxx, Steve Wiebe, Lindsay Sloane, Michael Albala, Meghan Markle, Celia Finkelstein, John Francis Daley, Scott Rosendall, P.J. Byrne, Julie Bowen, Reginald Ballard, Jennifer Hasty, George Back, Barry Livingston, Dave Sheridan, Brian George, Chad Coleman, Diana Toshiko, Carla Maria Cadotte, Peter Breitmayer, Isaiah Mustafa, Wendell Pierce, Ron White
location: Usa
voto: 6

Da Fantozzi a Il grande capo, il cinema si è ripetutamente fatto beffa di una di quelle figure archetipiche che incarnano nemico per eccellenza: quella del capo. Il film di Seth Gordon sfrutta a menadito lo spunto, rubacchia dove può (da Delitto per delitto a Getta la mamma dal treno, ma l'elenco potrebbe continuare) eppure confeziona un gioiellino di comicità senza grandi pretese di originalità ma godibile dal primo all'ultimo minuto. Nick (Bateman), Kent (Sudeikis) e Dale (Day) sono tre amici vessati sul lavoro dei rispettivi capi. Decidono così di uccidere ciascuno quello dell' altro. Nonostante i consigli di un killer mancato (Foxx), le cose vanno ovviamente in modo ben diverso dal previsto ma alla fine i tre riusciranno ad avere giustizia.
Situazioni comiche, intreccio brioso e battute godibilissime sono gli ingredienti di questa commedia gradevole e impertinente, con esilaranti titoli di coda.    

sabato 27 agosto 2011

L'uomo dal braccio d'oro (The man with the golden arm)

anno: 1955   
regia: PREMINGER, OTTO  
genere: drammatico  
con Frank Sinatra, Eleanor Parker, Kim Novak, Arnold Stang, Darren McGavin, Robert Strauss, John Conte, Doro Merande, George E. Stone, George Mathews, Leonid Kinskey, Emile Meyer, Martha Wentworth, Will Wright, Shorty Rogers, Ernest Raboff, Frank Marlowe, Shelly Manne, Ralph Neff, Harold 'Tommy' Hart, Paul E. Burns  
location: Usa
voto: 4

Il braccio d'oro è quello nel quale entra l'ago di una siringa, quello che con abilità sopraffina sa pescare le carte giuste in un mazzo, quello che serve a percuotere le pelli di una batteria nella speranza di poter finalmente avere una vita normale. È il braccio di Frank (Sinatra), che vorrebbe rifarsi una vita ma che viene risucchiato nel vortice delle cattive compagnie dalle quali non riesce a disfarsi e che per giunta ha una moglie (Parker) che si finge paraplegica e che non ne vuole sapere che lui si cerchi un lavoro onesto. Ma l'amore per una vecchia fiamma (Novak) potrà più di quanto non possano le brutte abitudini e a Frank alla fine quel braccio servirà per fare il gesto dell'ombrello alla moglie.
Il film di Preminger è stato uno dei primi ad affrontare il problema della droga in maniera tanto esplicita. Lo fa tirando insopportabilmente per le lunghe il racconto, innestando registri comici e innervature poliziesche ma mettendo a dura prova la credibilità della storia.    

venerdì 26 agosto 2011

La magnifica preda (River of no return)

anno: 1954   
regia: PREMINGER, OTTO  
genere: western  
con Robert Mitchum, Marilyn Monroe, Rory Calhoun, Tommy Rettig, Murvyn Vye, Douglas Spencer, Arthur Shields, Claire Andre, Hal Baylor, Jack Mather, Jarma Lewis, John Doucette, Will Wright  
location: Usa
voto: 5

Metti l'icona sexy di Hollywood (Marilyn Monroe), paesaggi montani da National Geographic valorizzati dall'uso del cinemascope, un genere di sicuro successo come il western e un regista di grido. Poi infilaci anche un ragazzino orfano di madre, giusto per tenere alto il tasso glicemico a beneficio del pubblico femminile ed ecco che hai fatto il film. È su questi ingredienti essenziali che si basa La magnifica preda, film passato alla storia più per essere stato uno dei set frequentati da Marilyn Monroe - alla quale vengono dati in dote ampi quanto tediosissimi siparietti musicali - nonché per essere stato l'unico western girato da Preminger che per i suoi meriti intrinseci. La trama è ben poca cosa: un baro (Calhoun) si è assicurato un giacimento d'oro per il quale occorre un passaggio di proprietà. Poiché deve raggiungere un posto lontano, si appropria indebitamente degli unici mezzi di difesa e fuga (un fucile e un cavallo) a disposizione di un colono (Mitchum) che, uscito dalla prigione, ha appena ritrovato suo figlio. I due, con la donna del baro e gli indiani alle calcagna, si mettono all'inseguimento del furfante a bordo di una zattera, sfidando le rapide del fiume.
Un po' racconto di formazione, un po' road movie, un po' film d'avventura, un po' romanzetto rosa e un po' musicarello, il film sceneggiato da Frank Fenton e tratto da una storia di Louis Lantz - nonostante l'assoluta pochezza di mezzi e contenuti - si lascia vedere e ha il merito di durare meno di 90 minuti.    

mercoledì 24 agosto 2011

Il prigioniero della miniera (Garden of evil)

anno: 1954       
regia: HATHAWAY, HENRY  
genere: western  
con Gary Cooper, Susan Hayward, Richard Widmark, Hugh Marlowe, Cameron Mitchell, Rita Moreno, Víctor Manuel Mendoza  
location: Usa
voto: 6,5

Quando Hollywoood era Hollywood si potevano fare i film con nulla. Lo dimostra Il prigioniero della miniera, di Henry Hathaway, storia di una donna (Hayward) che ingaggia quattro veri machi per andare a prendere il marito rimasto imprigionato e con una gamba rotta all'interno di una miniera d'oro. Ma sulla loro strada ci sono gli indiani…
"Se la terra fosse fatta d'oro, forse gli uomini morirebbero per una manciata di fango": è questa la frase che esprime il senso dell'intero film, un'opera che mette a nudo le ambizioni, il primitivismo, l'avidità ma anche la saggezza degli uomini, con una donna collocata al centro della vicenda che orchestra i sentimenti più o meno nobili dei maschi facendoli pendolare tra competizione e debolezze.    

lunedì 22 agosto 2011

Senza arte né parte

anno: 2011       
regia: ALBANESE, GIOVANNI
genere: commedia
con Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston, Donatella Finocchiaro, Hassani Shapi, Giulio Beranek, Ernesto Mahieux, Ninni Bruschetta, Mariolina De Fano, Paolo Sassanelli, Sonia Bergamasco, Alessandra Sarno, Chiara Torelli, Giusy Frallonardo, Elena Cantarone, Dante Marmone, Guglielmo Ferraiola, Pietro Ciciriello, Sara Piccinno, Alessandra De Luca, Michele Trecca, Vinicio Pittalis, Michele Bandiera, Ippolito Chiarello, Franco Miccoli, Fabio Frisenda, Mimmo Padrone, Luigi Cesaria, Lea Barletti, Leonardo Pellegrino, Paolo Cretì, Caterina Valente, Daniele Esposito, Francesco Maiorca
location: Italia
voto: 2

Ve li ricordate Alberto Sordi e Anna Longhi ne l'episodio Le vacanze intelligenti, tratto da Dove vai in vacanza? Ecco, bravi: tenetevi ben stretto quel ricordo perché se siete tra quelli che pensano che l'arte contemporanea - da Cattelan a Pistoletto - non sia altro che una gigantesca presa per i fondelli, almeno con l'Albertone nazionale due risate riuscivate a farvele. Nel film di Giovanni Albanese, che già aveva dato una prova assai flebile del suo talento col pessimo A.A.A.Achille, l'assunto di fondo è che l'arte contemporanea sia alla portata di tutti (Potevo farlo anch'io, non a caso, è il titolo di un fortunato libro del critico Francesco Bonami) e che quindi qualsiasi stupidaggine possa incoraggiare gli acquisti scellerati del plutocrate di turno. Assunto del tutto verosimile, almeno in Italia, paese nel quale, negli anni '80, i falsi Modigliani tennero banco per mesi e dove la credulità è di casa, come dimostra il fatto che il culto per Padre Pio sia vivo e vegeto. 
A giocare sulla credulità altrui ci provano appunto tre disoccupati di un pastificio salentino, riciclati come guardiani di una serie di tesori dell'arte del burino di turno (Sassanelli). I tre mangiano la foglia e capiscono che con un po' di fantasia e molta faccia tosta si possono fare soldi a palate. Cominciano allora a vendere opere fasulle a prezzi da capogiro. Ma non tutto andrà per il verso giusto.
A parte qualche fulminante battuta di Salemme e l'aria complice e divertita che sembra aleggiare sul set, nel film c'è poco altro: la cifra registica è di impronta smaccatamente televisiva, il plot fiacco, la risate pressoché assenti. E Vendola con la sua Film Commission potrebbe fare qualche sforzo in più per evitare un product placement così smaccato...    

Il posto

anno: 1961   
regia: OLMI, ERMANNO  
genere: drammatico  
con Sandro Panzeri, Loredana Detto, Tullio Kezich, Mara Revel, Corrado Aprile, Bice Melegari, Guido Chiti
location: Italia
voto: 6

Pur nella sua genialità, Paolo Villaggio non ha inventato nulla. Se il suo Fantozzi è la versione parossistica della vita impiegatizia, questo Il posto, opera seconda di Ermanno Olmi, ne è la fotografia. Tra un qualsiasi ragionier Filini e i travet che popolano il film del regista bergamasco non c'è praticamente alcuna differenza. Olmi ci porta per un'ora e mezza nella vita di un ragazzetto (Panzeri) al suo primo impiego, pedinandolo con piglio verista quasi in tempo reale. Il taglio semidocumentaristico e l'iperrealismo dei personaggi restituiscono a meraviglia il ritratto a tutto tondo di una società pauperista e patriarcale, quella dell'hinterland milanese, nella quale i ruoli - in società, in famiglia, sul posto di lavoro, tra i sessi - sono perfettamente definiti e insindacabili. Con delicatezza e finissimo sguardo antropologico, Olmi mette a nudo le debolezze e le ingenuità di questi uomini e donne di retroguardia, descrivendone i vizi, gli ambienti, le ossessioni. Ma il film è anche l'occasione - che anticiperà il tema de I fidanzati e La cotta - per raccontare un doppio rito di passaggio: oltre a quello dell'ingresso nel mondo del lavoro, anche quello dei primi, incertissimi passi verso l'altro sesso.    

domenica 21 agosto 2011

Il vizietto

anno: 1978       
regia: MOLINARO, EDOUARD
genere: commedia
con Ugo Tognazzi, Michel Serrault, Claire Maurier, Rémi Laurent, Carmen Scarpitta, Benny Luke, Luisa Maneri, Michel Galabru, Venantino Venantini, Carlo Reali, Guido Cerniglia, Angelo Pellegrino, Nicola D'Eramo, Vinicio Dimanti, Liana Del Balzo, Piero Mazzinghi, Walter Lucchini, Bruno Squeglia, Margherita Horowitz, Antonio Maimone, Antonio Maronese, Edmondo Tieghi, Peter Boom, Cesare Nizzica, Giancarlo Pellegrini, Mariano Brancaccio, Renato De Montis, Vittorio Podini, Giuseppe Di Bella, Paolo Di Bella, Alberto Ambrosio, Rolando Quaranta
location: Francia
voto: 6

Difficile anche per l'eterosessuale più ortodosso non stare dalla parte della coppia omosessuale, a dispetto delle mossette e dei cachinni ai quali si è assistito durante tutto il film: Il vizietto, blockbuster firmato dal francese Eduard Molinaro, mostra il lato più umano e sensibile dell'omosessualità, pur giocando sui cliché a cui questa spesso si accompagna. La vicenda raccontata è quella di un ragazzo in procinto di sposare la figlia di un politico, un vecchio parruccone cattolico e sessuofobo (Galabru). Il giovane è stato allevato dal gestore di un locale (Tognazzi) dove si esibiscono delle drag queens, a Saint Tropez, e dal suo compagno (Serrault). Al momento dell'incontro tra genitori si cerca di imbastire una messinscena ma la verità aggalla e il vecchio parruccone, con i paparazzi fuori dall'uscio di casa, verrà salvato proprio dalla generosità della coppia omosessuale.
Il film, interpretato da un Tognazzi insolitamente misurato e da un Serrault che sfodera un repertorio che sfiora ripetutamente il parossismo, ebbe un tale successo che non solo ne venne un seguito, ma nel 1996 Mike Nichols ne fece addirittura un remake dal titolo Piume di struzzo.    

venerdì 19 agosto 2011

Frank Costello faccia d'angelo

anno: 1967       
regia: MELVILLE, JEAN-PIERRE  
genere: poliziesco  
con Alain Delon, François Périer, Nathalie Delon, Cathy Rosier, Jacques Leroy, Michel Boisrond, Robert Favart, Jean-Pierre Posier, Catherine Jourdan, Roger Fradet, Carlo Nell, Robert Rondo, André Salgues, André Thorent, Jacques Deschamps, Georges Casati, Jacques Léonard, Pierre Vaudier, Maurice Magalon, Gaston Meunier, Jean Gold, Georges Billy, Ari Aricardi, Guy Bonnafoux, Humberto Catalano, Carl Lechner, Maria Maneva  
location: Francia
voto: 6

Se non fosse per quella bella faccia d'angelo che si è ritrovato, Alain Delon non avrebbe mai potuto sfondare nel mondo del cinema. Ciò nonostante si è trovato a lavorare con registi del calibro di Antonioni, Deray, Leconte, Losey, Visconti e Zurlini. Potere del sex appeal. Che non manca neppure a Frank Costello, uscito indenne da un confronto all'americana dopo aver maldestramente eseguito la sua commissione di sicario in un night club. Una jazzista mulatta probabilmente doppiogiochista sembra infatuarsene e coprirlo; lui non mangia la foglia e si vede costretto a subire gli estenuanti pedinamenti della polizia.
Non granché questo polar anni '60 dalle ambientazioni notturne, giocato in parte sulla metafora del solitario ingabbiato come l'uccello che tiene chiuso nella sua topaia e che sta perdendo piume. Ma il regista Melville ha mestiere, sa come tenere alta la tensione diegetica e le ambientazioni parigine fanno la loro parte.    

mercoledì 17 agosto 2011

Pour elle

anno: 2008   
regia: CAVAYÉ, FRED  
genere: noir  
con Vincent Lindon, Diane Kruger, Lancelot Roch, Olivier Marchal, Hammou Graïa, Liliane Rovere, Olivier Perrier, Moussa Maaskri, Rémi Martin, Thierry Godard, Slimane Hadjar, Dorothée Tavernier, Alaa Oumouzoune, Joseph Beddelem, Ivan Franek  
location: Francia
voto: 5,5

Dopo una lite con la sua capoufficio, la serata di Lisa (Kruger) si conclude malissimo: la polizia irrompe in casa sua davanti agli occhi attoniti del marito Julien (Lindon) e ai pianti del figlio per ammanettarla con l'accusa di omicidio proprio ai danni della capoufficio. Nonostante le prove sembrino schiaccianti, Julien è convinto dell'innocenza della moglie e si industria per farla evadere dalla prigione a qualsiasi costo, trasformandosi da professore in killer.
L'intreccio di questo noir francese piuttosto svogliato non sarebbe male se a servirlo non fossero attori inadeguati e se non si sia già visto il remake che Paul Haggis ne ha fatto nel 2011. Nel confronto, pur essendo la copia incredibilmente identica all'originale nello svolgimento, il film del francese Cavayè ne esce a pezzi: qui manca completamente il ritmo, le didascalie sfiorano il ridicolo e il personaggio di Vincent Lindon, con i suoi occhioni da cerbiattone buono, vengono polverizzati dal paragone col carisma di Russell Crowe.    

martedì 16 agosto 2011

American Life (Away We Go)

anno: 2009       
regia: MENDES, SAM
genere: commedia
con John Krasinski, Maya Rudolph, Carmen Ejogo, Catherine O'Hara, Jeff Daniels, Allison Janney, Jim Gaffigan, Samantha Pryor, Conor Carroll, Maggie Gyllenhaal, Josh Hamilton, Bailey Harkins, Brendan Spitz, Jaden Spitz, Chris Messina, Melanie Lynskey, Colton Parsons, Katherine Vaskevich, Jerome Stephens Jr., Brianna Eunmi Kim, Paul Schneider, Isabelle Moon Alexander, Finnerty Steeves, Stephanie Kurtzuba, Pete Wiggins, Audrey Amey, Shirley Roeca, Tory Wood, Michael Breckley, Steve Lai, Randy Lee, Duane Sequira, Vivien Eng, Leah O'Donnell, Hector Flores, Alexandra Grace Henderson
location: Usa
voto: 5

A Sam Mendes piacciono gli americani e agli americani piace Sam Mendes. Basta uno sguardo superficiale ai suoi film per capirne le ragioni: lo sguardo del regista è sempre puntato sulla famiglia, le sue opere sono sempre impregnate di buoni sentimenti anche quando cerca la trasgressione, come in American beauty. Non fa eccezione lo stucchevolissimo American life, che già dal titolo (della versione italiana) denuncia la tendenza cerchiobottista: il richiamo esplicito all'America e al tema della "vita" e l'assonanza col suo film di maggiore successo. American life parte con un cunnilingus praticato con gli occhiali e i calzini e si dipana come un road movie estenuante durante il quale una coppia di ultratrentenni in attesa di una bambina fa il periplo di amici e parenti facendo incetta di prescrizioni e proscrizioni sul modello della famiglia ideale. Uguale a decine di altri film scritti senza alcuna verve creativa, il loro caracollare da una città all'altra degli States diventa l'occasione per tracciare ritratti di famiglia in un interno più o meno riusciti. Predicatorio, cristologico e buonista, molto "scritto", il film ha dalla sua qualche guizzo nei dialoghi e una colonna sonora - in gran parte attribuibile al songwriter indie Alexi Murdoch - davvero apprezzabile.    

lunedì 15 agosto 2011

The Informant!

anno: 2009   
regia: SODERBERGH, STEVEN 
genere: commedia 
con Matt Damon, Lucas McHugh Carroll, Eddie Jemison, Rusty Schwimmer, Craig Ricci Shaynak, Tom Papa, Rick Overton, Melanie Lynskey, Thomas F. Wilson, Scott Bakula, Scott Adsit, Ann Dowd, Allan Havey, Howie Johnson, Joel McHale, Nick Craig, Cody Puckett, Andrew Daly, David Campbell, Carolyn R. Feltner, Jean-Pierre Gillain, Elena Eustache, Hans Tester, Ludger Pistor, Rome Kanda, Yoshio Be, Raymond Ma, Hervé Deschamps, Pascal Ifri, Ann Cusack, Dann Seki, Jayden Lund, Chic Daniel, Joe Chrest, J.D. Mathein, William Marsh, Tom Smothers, Clancy Brown, Bob Zany, Tony Hale, Richard Steven Horvitz, Tara Barrett, Tim Cain, Ken Frye, Huey Freeman, Brian Gallivan, Daniel Hagen, Patton Oswalt, Samantha Albert, Jimmy Brogan, Paul F. Tompkins, Adam Paul, Wayne Pére, Scott England, Joshua Funk, Candy Clark, Frank Welker, Larry Clarke, Dick Smothers, Steve Seagren 
location: Usa
voto: 5

Tra le categorie di criminali visti al cinema, quella dei bugiardi è la più simpatica. Un po' perché non arrivano quasi mai ad eccessi di violenza e un po' perché quasi sempre sono dei geni creativi. È per questo che un film incentrato sulla storia di un bugiardo desta spesso delle grandi attese. Nel caso di The informant, queste vengono puntualmente smentite: la storia di Mark Whitacre (Damon), biochimico ambiziosissimo, ingordo e un po' scemo impiegato presso la Archer Daniels Midland, che tra il 1992 e il 1997 tentò la scalata ai vertici dell'azienda inventandosi di sana pianta un complotto per il controllo dei prezzi e attirando nella rete della sua immaginazione persino l'FBI, funziona soltanto sulla carta. Soderbergh, che continua ad alternare produzioni da blockbuster a opere semi-indipendenti come questa, maneggia a fatica il racconto, lo rende farraginoso, procede per accumulo senza mai generare un vero effetto sorpresa. E la voce off che declina in tutte le salse la filosofia del protagonista si rivela un espediente inefficace per conferire vivacità e humour al film.    

sabato 13 agosto 2011

Once we were strangers

anno: 1997   
regia: CRIALESE, EMANUELE
genere: grottesco
con Vincenzo Amato, Lynn Cohen, Anjalee Deshpande, Susan Mitchell, Ajay Naidu, Lazaro Perez, Jessica Whitney Gould, Adrian Witzke
location: Usa
voto: 3

La partenza, fulminante, è illusoria: il cuoco di un ristorante italiano a New York (Amato) battibecca con un cliente che pretende la carbonara con l'aglio. L'alterco ha un esito inatteso, con la compagna del cliente (Cohen) che gira i tacchi per diventare, da lì a qualche giorno, l'oggetto della concupiscenza del cuoco. Ma quella partenza scintillante è un fuoco fatuo: l'opera d'esordio di Emanuele Crialese è una commedia sgangherata che deraglia spesso sul grottesco involontario, tra matrimoni combinati, ossessioni amorose, espedienti nel lavoro, esperimenti farmacologici, gag surreali. C'è di tutto in questo film che, fin dal titolo, sembra anticipare lo sguardo affettuoso e comprensivo che Crialese avrebbe gettato sugli emigranti italiani di inizio Novecento con Nuovomondo. Qui invece siamo alla ricerca della boutade a qualsiasi costo, con un protagonista (Amato) a farne da perno di un racconto scombinato che cerca di guardare alle difficoltà degli italiani all'estero con un registro tra il comico e il paternalistico.    

mercoledì 10 agosto 2011

La donna che canta (Incendies)

anno: 2010   
regia: VILLENEUVE, DENIS
genere: drammatico
con Lubna Azabal, Mélissa Désormeaux-Poulin, Maxim Gaudette, Rémy Girard, Abdelghafour Elaaziz, Allen Altman, Mohamed Majd, Nabil Sawalha, Baya Belal, Bader Alami, Karim Babin, Anthony Ecclissi, Yousef Shweihat
location: Canada
voto: 7,5

Edipo va alla guerra. Con una trovata narrativa geniale fin dalle prime battute del film, Denis Villeneuve pesca  il modo per raccontarci la guerra che ancora devasta il Medio Oriente evitando melensaggini e didascalismi. Al centro della vicenda ci sono due gemelli di sesso diverso, avvisati da un notaio delle ultime volontà della loro madre. Dei due, lui è incattivito e non vuole saperne, mentre lei si mette in marcia per scoprire un passato terribile fatto di impegno pacifista, cultura, torture, prigione, stupri, fughe e incendi. Impossibile rivelare un finale che resta scolpito nella memoria.
Tra flashback e flashforward, la musica dei Radiohead, campi lunghissimi e close-up, la regia - che ha attinto dall'opera teatrale omonima di Wajdi Mouawad - sfodera un campionario visivo eccellente, messo a servizio di un'opera solidissima, penalizzata soltanto da qualche lungaggine di troppo.    

martedì 9 agosto 2011

Matrimonio all'italiana

anno: 1964   
regia: DE SICA, VITTORIO 
genere: drammatico 
con Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Aldo Puglisi, Tecla Scarano, Vito Morriconi, Vincenza Di Capua, Alberto Gastaldi, Generoso Cortini, Alfio Vita, Enza Maggi, Lino Mattera, Anna Santoro, Vincenzo Aita, Raffaello Rossi Bussola, Pia Lindstrom, Gianni Redolfi, Mara Marilli, Marilù Tolo 
location: Italia
voto: 8

Metti due fuoriclasse al loro sesto film insieme, un regista che ha fatto la storia del cinema e un soggetto che ha fatto quella del teatro: il minimo che puoi aspettarti è un buon film. Sfiora invece il capolavoro quest'opera di De Sica tratta da Filumena Marturano di Eduardo De Filippo e ambientata a Napoli. Tra l'aristocratico don Domenico (Mastroianni) e Filumena (Loren) c'è una storia di vecchia data: lei si prostituisce in una casa d'appuntamenti; lui se ne serve per anni promettendole una vita diversa che sembra non arrivare mai. O almeno fino a quando la donna non rivela a Domenico che uno dei tre figli che per anni gli ha tenuto nascosti è suo.
Tra commedia e melodramma, Matrimonio all'italiana sbeffeggia l'ipocrisia bigotta del tempo e imbastisce un ritratto sociale pertinente.

domenica 7 agosto 2011

Il giardino di cemento

anno: 1993   
regia: BIRKIN, ANDREW 
genere: drammatico 
con Hanns Zischler, Andrew Robertson, Jochen Horst, Charlotte Gainsbourg, Sinead Cusack, Alice Coulthard, Ned Birkin 
location: Regno Unito
voto: 5

Il successo di Ian McEwan è in larghissima parte attribuibile alla sua capacità di vellicare i prudori del pubblico femminile, abbattendone i pudori. Ecco perché il cinema in diverse occasioni si è servito dei suoi romanzi, come  L'innocenza del diavolo, L'amore fatale ed Espiazione. Quanto alla capacità di raccontare storie morbose, Il giardino di cemento non ha nulla da invidiare alle altre opere e, anzi, forse le batte tutte, mosso dall'urgenza evidente di scodellare sotto gli occhi dello spettatore quanto di più pruriginoso possa ricavarsi dal romanzo. Ecco allora che la storia di una famiglia inglese degli anni '60, madre inferma e padre dispotico con quattro figli, diventa l'occasione per raccontare le ossessioni erotiche del sedicenne di casa (Zischler), un adolescente scapestrato in piena esplosione ormonale, che con la sorella maggiore (Gainsbough, di cui il regista è lo zio) seppellirà la mamma nello scantinato di casa per non essere affidato ai servizi sociali e con lei stabilirà una relazione incestuosa. Se il film di Birkin, regista mediocre, riuscisse minimamente a mettere a fuoco le inquietudini sentimentali, forse allora avrebbe avuto qualche ragion d'essere. Così com'è non sembra altro che la giustapposizione di episodi messi lì per scandalizzare un pubblico ormai assuefatto.

Nuovomondo - The golden door

anno: 2006   
regia: CRIALESE, EMANUELE 
genere: drammatico 
con Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato, Aurora Quattrocchi, Francesco Casisa, Filippo Pucillo, Federica de Cola, Isabella Ragonese, Vincent Schiavelli, Massimo Laguardia, Filippo Luna, Ernesto Mahieux 
location: Italia, Usa
voto: 4,5

Quando gli emigranti eravamo noi, stipati dentro le navi, sottoposti al momento dell'approdo a qualsiasi tipo di ispezione e di test, ritenuti inferiori. È il tema di Nuovomondo, il film che Emanuele Crialese ha diretto con uno stile che deve più al documentario antropologico che alla finzione. Al centro della scena c'è una famiglia siciliana di contadini analfabeti che spera di fare fortuna in America. Con loro viaggia una nobildonna inglese decaduta in cerca di dote (Gainsbourg). La trama è sostanzialmente tutta qui: il resto è costituito da riprese interminabili e compiaciute che portano il protagonista sul santuario con un'attesa da oracolo, i contatti in nave e le difficoltà del viaggio, l'orgoglio della madre del protagonista, le visite all'arrivo, i matrimoni combinati. Tutta materia filmica assemblata con indubbio talento visivo - non mancano un paio di scorci onirici - ma che sembra fine a se stessa. Come ha malignamente scritto qualche critico, non senza vederci lungo, i registi come Crialese "non lavorano ma capolavorano".
Vincitore di 3 David di Donatello 2007: migliore scenografia, costumi, effetti speciali visivi.    

venerdì 5 agosto 2011

Paolo Rossi: Serata del disonore

Una giornata particolare

anno: 1977   
regiaa: SCOLA, ETTORE 
genere: drammatico 
con Sophia Loren, Marcello Mastroianni, John Vernon, Francois Bard, Nicole Magny, Alessandra Mussolini, Vittorio Guerrieri, Antonio Garibaldi, Tiziano De Persio, Maurizio De Paolantonio, Patrizia Basco 
location: Italia
voto: 10

Lei (una Loren insolitamente in vestaglia e ciabatte) è una donna semplice, madre di 6 figli e moglie di un fanatico del regime. Lui (Matroianni) è un annunciatore radiofonico, un uomo di cultura  epurato dall'Eiar per le tue tendenze omosessuali e antifasciste. Si incontrano per caso, all'interno dello stesso caseggiato al Tuscolano, durante l'ultimo giorno di visita di Hitler a Roma, col dittatore accolto in pompa magna da Mussolini, nel 1938. Tra lui e lei scatta la complicità degli esclusi, in un crescendo che mette la donna nelle condizioni di abbattere una lunga serie di pregiudizi nel giro di poche ore.
Affidandosi alla prestazioni gigantesca di due interpreti superbi, Scola firma uno dei suoi capolavori con un film che svaria tra la cronaca sociale e il melodramma intimista, esaltando tanto la parte emotiva del racconto quanto il ritratto dell'epoca storica. La malvagità del regime diventa visibile tanto a livello macroscopico (la parata grottesca e celebrativa) quanto microscopico (la civetteria maligna della portiera dello stabile) ma l'ulteriore merito del film sta in un copione capace di parlare del passato guardando al presente, che all'epoca era segnato tanto dal movimento femminista quanto dal fronte omosessuale.

martedì 2 agosto 2011

Furia (Fury)

anno: 1936   
regia: LANG, FRITZ
genere: drammatico
con Sylvia Sidney, Spencer Tracy, Walter Abel, Bruce Cabot, Edward Ellis, Walter Brennan, Frank Albertson, George Walcott, Arthur Stone, Morgan Wallace, George Chandler, Roger Gray
location: Usa
voto: 8

Negli anni '30, in occasione dell'offensiva totalitaria scatenata in buona parte dell'occidente, vennero rispolverate le teorie di Gabriel Tarde sul comportamento delle masse e sulle cosiddette leggi dell'imitazione. È su queste che sembra fondarsi lo splendido film di Fritz Lang, ebreo e austriaco costretto all'espatrio, che con Furia - suo primo lungometraggio girato oltreoceano - prova a immaginare cosa sarebbe potuto accadere se anche il popolo americano fosse stato contagiato dal virus della caccia all'untore, culminato in un linciaggio di massa. Lo fa attaverso la storia di un uomo esemplare (Tracy), finito in gattabuia per un disguido, alla quale la folla inferocita attribuisce il rapimento di una bambina. L'uomo si salva miracolosamente dal linciaggio, viene creduto morto e, alla maniera di Montecristo, medita una vendetta. Finale degno di Frank Capra.
Con un plot narrativo d'alta scuola, una capacità invidiabile di creare una climax che si carica di suspense a mano a mano che il film procede e una tenuta ferrea in chiave di sceneggiatura, Furia confermò al pubblico americano le eccezionali doti d'autore di Lang, che di lì a poco avrebbe firmato capolavori come Duello mortale, La donna del ritratto e La strada scarlatta.