venerdì 13 gennaio 2012

Shame

anno: 2011 
regia: McQUEEN, STEVE
genere: erotico
con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Lucy Walters, Mari-Ange Ramirez, Alex Manette, Hannah Ware, Elizabeth Masucci, Rachel Farrar, Loren Omer, Lauren Tyrrell, Marta Milans, Jake Richard Siciliano, Robert Montano, Charisse Bellante, Amy Hargreaves, Anna Rose Hopkins, Carl Low, Calamity Chang, DeeDee Luxe, Stanley Mathis, Wenne Alton Davis
location: Usa
voto: 6

Il trentenne newyorchese Brandon (Fassbender) non ha tempo per una relazione stabile: il suo record arriva a quattro mesi. È schiavo di Onan, riceve prostitute a casa ed è ossessionato dal rimorchio compulsivo. Non c'è da stupirsi se la prima volta in cui sono in gioco i sentimenti fa cilecca. A complicare la sua dipendenza dal sesso ci si mette anche la sorella (Mulligan), una cantante da night club in perenne percorso autodistruttivo. Tra i due aleggia un probabile passato incestuoso. Ce la farà Brandon a liberarsi dalla sua dipendenza?
Il film di Steve McQueen è il racconto di un'ossessione torbida, di una patologia, letta con qualche accento moralistico a partire dal titolo, Shame, ovvero "vergogna", che non esenta il protagonista in nessuna circostanza, dai gabinetti dell'ufficio ai privè per soli gay. Più thanatos che eros, l'erotomania di Brandon viene portata al nichilismo estremo, diventa malattia, solca con puntualità filologica i territori del gergo pornografico e si traduce spesso sullo schermo in un voyeurismo compiacente, patinato e molto glamour, con Fassbender che elargisce generosamente il suo fisico da marcantonio andandosene in giro per casa con il campanaccio all'aria ed esibendo il lato b in interminabili inquadrature, a tutto beneficio del pubblico femminile e di quello gay. Se questo aspetto non lo discosta troppo, in una certa faciloneria nel vellicare i lati più pruriginosi del pubblico, da film come Amateur o Il giardino di cemento, bisogna rendere merito al londinese McQueen di avere raccontato benissimo l'angoscia interiore di questo protagonista anaffettivo e sex-addicted, premiato Venezia con la Coppa Volpi.    

1 commento:

  1. ancora ci vogliono raccontare che il sesso
    compulsivo è una malattia....certo se toglie tutto lo spazio
    d'espressione all'affettività intimamente intrecciata in sottili
    filature di rame e oro per la generazione in senso filosofico oltre che
    biologico, allora sì che si pone come sintomo di eccesso patologico. Ma
    il senso della misura non è di questo
    momento della mente
    dell'individuo sociale.

    ...che parolone....

    Te creeedoooos

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