mercoledì 31 luglio 2013

Qualcosa nell'aria (Après mai)

anno: 2012       
regia: ASSAYAS, OLIVIER  
genere: drammatico  
con Clément Métayer, Lola Créton, Felix Armand, Carole Combes, India Menuez, Hugo Conzelmann, Mathias Renou, Léa Rougeron, Martin Loizillon, André Marcon, Johnny Flynn, Dolores Chaplin, Laurent Ramacciotti, Philippe Paimblanc, Alain Gluckstein, Jean-François Ragot, Simon-Pierre Boireau, Lionel Dray, Guillaume Saurrel, Jeanne Candel, Adrien Lamande, Paul Spera, Félix de Givry, Jean Garreau, Louise Chennevière, Jean-Christophe Guenon, Yannick Abiven, Jonathan Danny, Colin Deleau, Noël Nahon, Manuel Mazaudier, Maxime Jullia, Calypso Valois, Roman Kolinka, Blanche Cluzet, Marco Di Giorgo, Anna Gaia Marchioro, Frederico Manfredi, Frederico Formichetti, Sylvain Jacques, Denis Perus, Elisabeth Mazev, Louis Donval, Patrick Bordes, Sylvain Savard, Luc Bricault, Rodney Recor, Matthieu Andreani, David Merlo, Damien Ravnich, Simon Sieger, Thomas Weirich  
location: Francia
voto: 5,5

Il dopo '68, cioè dopo quel maggio francese (Après mai) passato alla storia come la fiammata che ha incendiato la gioventù di mezza Europa. Cosa ne è stato - a una manciata di anni di distanza - delle illusioni, delle idee di rivoluzione, delle aspirazioni ascetiche e artistiche, degli slogan, della controcultura? Prova a raccontarcelo l'ennesimo film riuscito a metà di Olivier Assayas, che rovista a piene mani tra i cliché dell'epoca (siamo nei primissimi anni '70), trasformando quella stagione di formidabile rinnovamento e creatività in uno scontro (a sinistra) di tutti contro tutti: maoisti, trotzkisti, anarchici, comunisti, progressisti anticomunisti. Sulle facce degli adolescenti di quegli anni irripetibili (con un casting da hard discount) sono stampate le velleità che il regista sembra voler suggerire, a cominciare dal fatto che i tanti personaggi sono tutti figli di papà, come se la classe operaia non fosse esistita nemmeno allora (mentre oggi aspira al massimo a un posto nella casa del GF). Il ritmo monocorde, le pochissime invenzioni di sceneggiatura (sorprendentemente premiata a Venezia con l'Osella), l'indugio continuo sulle religioni fai-da-te ante litteram e i baccanali a suon di canne e acidi restituiscono una visione conservatrice, caricaturale e grottesca.
Memorabili le musiche dell'epoca: Nick Drake, Amazing Blondel, Tangerine Dream, Kevin Ayers e Syd Barrett: chi più ne ha più ne metta.    

lunedì 29 luglio 2013

Margin call

anno: 2012   
regia: CHANDOR, J.C.
genere: drammatico
con Kevin Spacey, Paul Bettany, Jeremy Irons, Zachary Quinto, Penn Badgley, Simon Baker, Mary McDonnell, Demi Moore, Stanley Tucci, Aasif Mandvi, Ashley Williams, Susan Blackwell, Maria Dizzia, Jimmy Palumbo, Al Sapienza, Peter Y. Kim, Grace Gummer, Oberon K.A. Adjepong
location: Usa
voto: 8,5

La crisi economico-finanziaria più dura dell'ultimo secolo è stata oggetto di analisi e riflessioni da ogni punto di vista. Ecco che arriva anche la settima arte a corredo delle moltissime prospettive che hanno cercato di ricostruire gli eventi. È, nella sostanza, la vicenda della Lehman Brothers, dei suoi dipendenti straricchi licenziati dall'oggi al domani allorquando divenne chiaro che i derivati sui quali per anni si erano protratti i giochetti degli speculatori finanziari erano diventati carta straccia, robaccia da dare in pasto ai risparmiatori più sprovveduti che sono stati i primi a pagare un conto salatissimo, mentre questi capitani di ventura vedevano rimanere intatti i propri capitali anche con la crisi che loro stessi avevano generato. Nel film la vicenda mette al centro un analista finanziario (uno Stanley Tucci come sempre strepitoso) che si occupa del settore rischi e che viene licenziato proprio quando sta per scoprire la falla. L'uomo passa allora il testimone a un giovane manager (Quinto) che si rende conto della gravità della faccenda, ne informa il suo capo (Bettany) e così a risalire fino all'uomo di punta della piramide, un Jeremy Irons che arriva simbolicamente dal cielo in elicottero. Cosa fare? Vendere tutto e licenziare tutti? E con quali costi per la società intera?
Con un ritmo tesissimo, un cast di all-stars e un copione di impianto teatrale e claustrofobico centrato soprattutto sui dialoghi, l'esordiente J.C. Chandor firma un'opera che si impone come strumento di riflessione, mostrandoci il backstage di un mondo popolato da squali.    

domenica 28 luglio 2013

Educazione siberiana

anno: 2013       
regia: SALVATORES, GABRIELE
genere: gangster
con John Malkovich, Eleanor Tomlinson, Peter Stormare, Arnas Fedaravicius, Mindaugas Papinigis, Vilius Tumalavicius, Andrius Paulavicius, Marijus Bagdonavicius, Giedrius Nagys, Donatas Simukauskas, Vitalij Porshnev, Jonas Trukanas, Daiva Stubraite, Riccardo Zinna, Denisas Kolomyckis, Pijus Grude, Zilvinas Tratas, Arnas Sliesoraitis, Kestutis Jakstas, Marek Toth, Antanas Surgailis, Arvydas Lebeliunas, Juozas Gaizauskas, Aleksandr Spilevoj, Erikas Zaremba, Giedrius Savickas, Ernestas Markevicius, Paulius Tamole, Vitautas Rumshas, Jokubas Bateika, Jokubas Bareikis, Ramunas Simukauskas, Edaward Saszko, Julius Zalakevicius, Donatas Vaisnoras, Jonas Cepulis, Vaidas Kublinskas, Aleksas Martinkus, Paulius Markevicius, Viktoras Karpusenkovas, Mindaugas Ancevicius, Aram Kian, Airida Gintautaite, Dainius Jankauskas
location: Russia
voto: 3

A ben vedere, si tratta di una storia su due omosessuali repressi. Accomunati fin da bambini dalla picca che ha donato loro il tatuatissimo nonno Kuzya (Malkovich), Kolima (Fedaravicius) e Gagarin (Tumalavicius) vengono cresciuti secondo le singolari regole della comunità dei siberiani, una minoranza estremamente aggressiva e ghettizzata, emersa dallo stalinismo. I loro diktat riguardano il disprezzo per il denaro e le droghe, l'amore per le armi e la convinzione che rubare ai ricchi e uccidere i poliziotti non sia un reato. Da grandi (siamo ormai all'inizio degli ani '90), i due ragazzi si dovranno fronteggiare in più di un'occasione, perché uno dei due ha preso la strada "sbagliata".
Tratto dal best seller di Nicolai Lilin, questo romanzo di formazione ha l'apparenza del blockbuster, con tanto di produzione internazionale e scenografie esotiche. Ma la sceneggiatura (alla quale hanno lavorato anche Rulli e Petraglia, qui piuttosto appannati rispetto agli episodi felicissimi di La meglio gioventù, Le chiavi di casa, Romanzo criminale e Bella addormentata) è tremendamente pasticciata, la sottotrama dell'amore impossibile tra Kolima e Xenja (Tomlinson), ragazza ritardata, è involontariamente comica (e sembra riportarci all'essenza di C'era una volta in America, con i due amici divisi dalla stessa donna), gli attori recitano tutti in maniera dilettantesca e i truccatori devono avere scioperato, visto che John Malkovich appare sempre con la stessa identica faccia.   

sabato 27 luglio 2013

La Quinta Stagione (La cinquième saison)

anno: 2012       
regia: BROSENS, PETER * WOODWORTH, JESSICA
genere: grottesco
con Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle, Robert Collinet, Bruno Georis, Nathalie Laroche, Damien Marchal, Véronique Tappert, Peter Van den Begin
location: Belgio
voto: 3,5

Si corre sempre il rischio di passare per dei bifolchi nello stigmatizzare i film dei nipotini di Terrence Malick e Michelangelo Antonioni. Ma siamo alle solite: come si fa a imbastire un film con un'ideuzza nemmeno tanto malvagia (il rito propiziatorio per un inverno mite va a vuoto, la terra e la natura si ribellano e non offrono più cibo né risorse, la popolazione si disgrega ed emergono i peggiori istinti belluini, memoria de Il tempo dei lupi di Haneke) puntando soltanto sulla potenza suggestiva delle immagini? A vedere il terzo film della trilogia che Peter Brosens e Jessica Woodworth hanno dedicato al rapporto tra uomo e natura (gli altri due erano girati in Perù e Mongolia) si ha l'impressione di non essere più nella settima arte, ma in un territorio di confine tra il documentario, la fotografia e la pittura, in una sorta di estenuante tentativo di riportare Bosch o Bruegel su pellicola. Le moltissime immagini (per lo più statiche) di indiscutibile fascino sono assemblate secondo criteri inattingibili e l'unico elemento che funge da guida a questo film estremamente cerebrale sembra essere l'alternarsi delle stagioni, contrappuntato dal progressivo inaridimento della terra e delle relazioni umane. La morale? Quando le cose vanno male, a farne le spese sono sempre i più deboli. Bella scoperta.    

giovedì 25 luglio 2013

L'intervallo

anno: 2012       
regia: DI COSTANZO, LEONARDO 
genere: drammatico 
con Francesca Riso, Alessio Gallo, Carmine Paternoster, Salvatore Ruocco, Antonio Buíl, Jean-Yves Morard 
location: Italia
voto: 4,5

Una quindicenne (Riso) si è invaghita del ragazzo sbagliato e per questo viene tenuta per un'intera giornata in cattività, nell'immenso non luogo che è un convento abbandonato e fatiscente (nella realtà, un ex ospedale psichiatrico), perché le serva da punizione. Su di lei vigila il 17enne Salvatore (Gallo), venditore di granite costretto dai ricatti di un "sistema" camorrista in doppiopetto a mettere tra parentesi il suo lavoro per piegarsi al diktat mafioso.
È tutta qui, in unità di tempo, luogo e azione, la prima opera di finzione di Leonardo Di Costanzo, documentarista premiato con David di Donatello 2013 come miglior regista esordiente, che neppure in questa occasione si lascia sfuggire l'occasione per tenersi saldo a un pronunciato verismo, a cominciare dalla scelta dei due protagonisti, entrambi (bravissimi) attori non professionisti. Film a suo modo estremo, nipote di Duello nel Pacifico e Una giornata particolare, ma che alla lunga lascia troppo al caso lo svolgersi degli eventi, guardandosi bene dall'esprimersi compiutamente sulla camorra.    

martedì 23 luglio 2013

Claudio Lolli, salvarsi la vita con la musica

anno: 2002   
regia: MANZONE, SALVO    
genere: documentario    
con Claudio Lolli, Paolo Capodacqua, Francesco Guccini, Rambaldo Degli Azzoni, Cesare De Michelis, Fulvio Abbate, Pino Marino    
location: Italia
voto: 7,5

La presenza ai microfoni di Radio Città di Bologna, un'emittente locale emiliana, è l'occasione per raccontare, ma soprattutto per farsi raccontare, una carriera costantemente "dalla parte del torto": quella di Claudio Lolli, bolognese, cantautore per caso, assurto a fama nazionale grazie a un disco capolavoro in forma di suite intitolato Ho visto anche degli zingari felici, ma al tempo stesso autore di canzoni capaci di tenere insieme poesia e critica sociale, con qualche occasionale incursione sui territori amorosi. Nell'ora di documentario che Salvo Manzone dedica a Lolli abbiamo l'occasione per scoprire qualcosa della vita e della scelte di un personaggio sempre defilato, la sigaretta costantemente in mano, diventato padre piuttosto tardi e capace di reinventarsi un'altra professione, quella del professore di italiano e latino in un liceo felsineo, quando l'industria discografica gli aveva girato le spalle. Il ritratto di un uomo eccezionale, coerente, capace di pungente ironia, spesso diretta contro se stesso.

domenica 21 luglio 2013

Ribelle - The Brave

anno: 2012       
regia: ANDREWS, MARK * CHAPMAN, BRENDA
genere: animazione
con le voci di Anna Mazzamauro, Enzo Iacchetti, Giobbe Covatta, Shel Shapiro, Rossa Caputo
location: Regno Unito
voto: 5

Stufa delle regole impartita dalla madre, regina scozzese, che arriva a imporle anche un fidanzato sulla base di alcune prove di abilità e forza fisica, Merida si rivolge a una strega per far sì che la mamma cambi atteggiamento. Ma le cose imboccano la strada sbagliata e la madre viene trasformata in un orso e scambiata per lo stessa belva gigantesca che anni prima amputò la gamba a suo padre. Quest'ultimo, nemmeno a dirlo, sta aspettando il momento della vendetta.
Dopo aver inanellato una serie di film d'animazione piuttosto riusciti (Wall-e, Up, Cattivissimo me), la Pixar inciampa alla stregua della Dreamworks su un orso (Kung Fu panda era debolissimo), puntando tutto sulla veste grafica e dimenticando la storia. Se è vero che i capelli rossi della giovane protagonista protofemminsta possiedono un realismo che ha del miracoloso, è altrettanto vero che la trama non riesce andare oltre ai soliti racconti di vecchie streghe cattive, boschi che fanno paura e banali conflitti generazionali. Con una morale d'accatto che suggerisce di seguire il proprio cuore.    

sabato 20 luglio 2013

Io sono tu (Identity Thief)

anno: 2013       
regia: GORDON, SETH
genere: commedia
con Jason Bateman, Melissa McCarthy, Jon Favreau, Amanda Peet, T.I., Genesis Rodriguez, Morris Chestnut, John Cho, Robert Patrick, Eric Stonestreet, Jonathan Banks, Ryan Gaul, Steve Mallory, Tyler Nilson, Steve Little, Andrew Friedman, Antwan Mills, Ian Quinn, Diva Tyler, Mary-Charles Jones, Sope Aluko, Maggie Elizabeth Jones, Brett Baker, Nevaina Graves Rhodes, Diolita Arnold, Jamie Moore, Brenda Cannon, Badar, Carlos Navarro, Nelson Bonilla, Angelyn Pass, Lori Beth Edgeman, Ben Falcone, Kate Graham, Deacon Dawson, Geordie White, Steve Witting, Tim Andrews, Gary Weeks, Matthew Burke, Craig A. Meyer, Lee Spencer, Topher Payne, Carmela Zumbado, Zeeky Minnis, John Eddins, Chick Bernhardt, Nicole Dukes
location: Usa
voto: 3,5

Da Intrigo internazionale a Viva la libertà, nel cinema il tema del doppio è stato spesso cavalcato per sfruttarne le moltissime potenzialità paradossali. Non tutto calza invece in questa commedia nera di Seth Gordon, che già aveva diretto il riuscito Come ammazzare il capo... e vivere felici. Fin dalla prima inquadratura sappiamo che la carta di credito di Sandy (Bateman) viene clonata e usata a sua insaputa da una cicciona (McCarthy) con molti precedenti penali che vive sull'altra costa degli States. Dopo qualche inevitabile disavventura dovuta allo scambio di persona (il suo nome, Sandy, è unisex), il malcapitato cerca di seguire le vie legali ma si vede costretto, pena anche il rischio della perdita del lavoro, a sbrigare la faccenda da solo. Si mette così sulla scia di illegalità della donna che gli ha rubato l'identità, non sapendo che ad ella sono interessati anche alcuni malavitosi che vogliono saldare con lei vecchi conti.
Travestito da road movie, Io sono tu alterna qualche riuscita trovata comica con incursioni thriller annacquatissime. Ma il problema maggiore del film sta in un plot prevedibilissimo, servito da un'interprete femminile messa lì per suscitare il più programmatico degli effetti paradosso: quello della cicciona cattiva che in fin dei conti è un pezzo di pane. Finale scontato.    

giovedì 18 luglio 2013

The End Of The Line - Al capolinea

anno: 2009   
regia: MURRAY, RUPERT
genere: documentario
location: Canada, Cina, Giappone, Hong Kong, Italia, Lussemburgo, Malta, Perù, Regno Unito, Senegal, Usa
voto: 8,5

Cosa pensereste se nel vostro ristorante di fiducia vi dovesse capitare di trovare nel menù carne di leopardo o di elefante bianco? È la domanda che dovrebbero porsi i tanti consumatori di tonno rosso o di altre specie ittiche in via di estinzione, il cui comportamento d'acquisto è regolato dalla diversa visibilità dei dati (è possibile stimare il numero di pesci che nuotano negli oceani? Qualcuno ci ha provato…). Partendo da un'inchiesta appassionata di Charles Clover, poi diventata un libro, il film di Rupert Murray ci racconta le cause che ormai ci stanno rapidamente portando ad esaurire le potenziali risorse per sfamarci, quelle fornite dal pesce, appunto, che si potrebbero esaurire nel 2048. La prima a salire sul banco degli imputati è la pesca a strascico, che - grazie a tecnologie avanzatissime e a megapescherecci incredibilmente evoluti - riesce a catturare quantità incredibili di pesce a danno dei fondali. Le conseguenze sono molte: dagli squilibri creati dall'azione umana sulla fauna marina (prede che si moltiplicano a dismisura perché mancano i predatori), passando per il disastro avvenuto in Canada nel 1992, quando da un giorno all'altro 40.000 persone si trovarono senza lavoro dopo che il merluzzo fu decimato, proseguendo per la proliferazione di meduse e vermi d'acqua, fino all'effetto serra dovuto al fatto che è dimostrato che le deiezioni dei pesci aiutano a trattenere l'anidride carbonica nel mare. I governi se ne fregano e noi italiani, naturalmente, ci distinguiamo per "astuzia" e spregio delle regole, mandando persino gli aerei a pedinare gli spostamenti dei tonni sopra i cieli di Lampedusa per poi segnalarli ai pescherecci. Se solo si riuscisse a capire che finché la Mitsubishi (avete letto bene: l'azienda che produce automobili e tecnologie) rimarrà la più grande industria nella pesca di tonno rosso al mondo e fino a quando i governi continueranno a non dire nulla sulla concorrenza tra megapescherecci e le piroghe dei pescatori dei paesi del Terzo Mondo, niente potrà cambiare e le riserve ittiche che avrebbero potuto soddisfare il fabbisogno alimentare di una popolazione umana in crescita arriveranno al capolinea.
Merito al regista e ai tanti esperti intervistati per averci segnalato un problema parzialmente nascosto e per averlo fatto con immagini forti e scene di caccia in mare che fanno chiudere lo stomaco.
Da rivedere, sul tema degli scempi compiuti dall'uomo in mare, altri due ottimi documentari: L'incubo di Darwin e The cove.    

martedì 16 luglio 2013

Il fondamentalista riluttante (The Reluctant Fundamentalist)

anno: 2013   
regia: NAIR, MIRA 
genere: thriller 
con Riz Ahmed, Kate Hudson, Liev Schreiber, Kiefer Sutherland, Om Puri, Shabana Azmi, Martin Donovan, Nelsan Ellis, Haluk Bilginer, Meesha Shafi, Imaaduddin Shah, Christopher Nicholas Smith, Ashwath Bhatt, Sarah Quinn, Chandrachur Singh, Adil Hussain, Ali Sethi, Deepti Datt, Gary Richardson, Sonya Jehan, Golam Sarwar Harun, Rohan Gupta, Claire Roberts Lamont, Victor Slezak, Ismail Bashey, Mahmood Mamdani, Taylor St. Clair, Roy McCrerey, Clayton Landey, Mark Oliver, Jamie Moore, James Sutton, Vince Canlas, Yinka Adeboyeku, Amuche Chukudebelu, Cody W. Parker, Kuldeep Lulla, Daksh Vashisht, Charu Shankar, Javed Basu Kesselman 
location: Afghanistan, Filippine, Pakistan, Turchia, Usa
voto: 7,5

C'è una scena cruciale, in questo film di Mira Nair capace di scavare con sorprendente abilità ispettiva nella psicologia di un immigrato al soldo di una grande azienda di analisi finanziarie (Ahmed), ed è quando un editore turco - prossimo al tracollo della sua impresa - domanda al giovane protagonista se sa chi fossero i giannizzeri. Già, perché Changez Khan (questo il nome del protagonista) altro non è che l'emblema di una forma aggiornata di giannizzero, allevato come un fanatico secondo i dettami di Wall Street e poi messo nelle condizioni di nuocere proprio al suo popolo d'origine, quello pakistano, all'indomani dell'11 settembre.
La storia ci viene raccontata come un lunghissimo flashback che nasce da una specie di intervista che un agente della CIA (Schreiber), sotto le mentite spoglie di un giornalista, vorrebbe fare al nostro protagonista che nel frattempo si è dato all'insegnamento universitario dopo avere lasciato - non senza vicissitudini - gli agi (ma anche le difficoltà connesse all'aspetto somatico tipicamente mediorientale) e il cospicuo conto in banca della sua vita di emigrato di lusso. Nella partita a scacchi tra i due si celano visioni opposte su verità e collaborazione. Meglio di un trattato sulla teoria dei giochi.
L'indiana Mira Nair aveva già detto la sua sulle conseguenze dell'11 settembre partecipando con un corto al film collettaneo intitolato proprio a quella data. Qui allunga lo sguardo sulle forme opposte di fondamentalismo; quello che insegna le regole su come piegare le piccole aziende dandole in pasto alle multinazionali e quello che invoca le verità assolute espresse dal Corano. Per quanto la regista cerchi di mantenersi equidistante da entrambi, rasentando il cerchiobottismo, il personaggio del pakistano suscita una simpatia indubbiamente superiore al suo pavido antagonista.    

venerdì 12 luglio 2013

Now You See Me - I maghi del crimine

anno: 2013       
regia: LETERRIER, LOUIS  
genere: giallo  
con Jesse Eisenberg, Mark Ruffalo, Woody Harrelson, Isla Fisher, Dave Franco, Mélanie Laurent, Morgan Freeman, Michael Caine, Michael Kelly, Common, David Warshofsky, José Garcia, Jessica Lindsey, Caitriona Balfe, Stephanie Honore, Stanley Wong, Laura Cayouette, Douglas M. Griffin, Adam Shapiro, J. LaRose, Justine Wachsberger, Christian Gazio, Benoit Cransac, Conan O'Brien, Samantha Beaulieu, Odessa Sykes, Shannon Hand, Nicki Daniels, Wendy Miklovic, Brad Abrell, Randy Rousseau, Hunter Burke, Brian Tucker, Teddy Cañez, Joe Chrest, Kerry Cahill, Diego Miró, Adella Gautier, Han Soto, Jaren Mitchell, Scott Shilstone, Zac Waggener, Caleb Michaelson, Anthony Molinari, Griff Furst, Katheryn Swann, Kevin Roy, Kenneth Herrington, Andrew Ryan, Erik Blake, Tarek Isham, Alynda Lee Segarra, Cathrine Cavazos, Sam Doores, Catherine Kim Poon, Michael Hartson  
location: Francia, Usa
voto: 7

Si fanno chiamare i quattro cavalieri e a metterli insieme per spettacoli stupefacenti è un'enigmatica figura che li manovra a loro insaputa. Uno (Harrelson) è un mentalista capace di ipnotizzare chiunque; un'altra (Laurent) una specie di Houdini. Poi ci sono lo scassinatore (Franco) e un prestidigitatore (Eisenberg). Insieme trovano il modo per rapinare una banca con la telecinesi - loro a Las Vegas, il rapinatore a Parigi - facendo piovere, nemmeno fossero dei novelli Robin Hood, denaro sulle teste degli spettatori. Mentre la polizia dà costantemente loro la caccia senza riuscire mai a provare nulla, un magnate della finanza (Caine) paga a carissimo prezzo il divertissement voluto investendo sullo spettacolo e un ex mago (Freeman) non perde un loro spettacolo per poter vendere on line le spiegazioni dei loro trucchi.
Un copione convulso e dal ritmo serratissimo dà forma a questo thriller con non pochi buchi di sceneggiatura, che però ha il merito di riuscire a sorprenderci costantemente con una serie di colpi di scena a raffica. Due ore di divertimento distillato con encomiabile senso dello spettacolo che sembrano la versione in chiave paranormale di Ocean's Eleven.    

giovedì 11 luglio 2013

Tutti contro tutti

anno: 2013       
regia: RAVELLO, ROLANDO
genere: commedia
con Rolando Ravello, Kasia Smutniak, Marco Giallini, Stefano Altieri, Raffaele Iorio, Agnese Ghinassi, Lidia Vitale, Flavio Bonacci, Antonio Gerardi, Hedy Krissane, Zahira Berrezouga, Luca Lombardi, Mario Bovenzi, Lorenza Indovina, Valentina Sperlì, Ivano De Matteo, Paolo Sassanelli, Richard Seremes, Raffaele Vannoli, Giorgio Caputo, Riccardo De Filippis, Massimiliano Bruno, Emanuela Muni, Juana Jiménez
location: Italia
voto: 8,5

Rientrati dalla cerimonia in chiesa per la prima comunione del piccolo Lorenzo, la famiglia di Agostino (Ravello) trova la porta di casa chiusa, nella periferia romana che sta tra il Tufello e Vigne Nuove. Prima con le buone, poi passando a occupare il pianerottolo antistante l'abitazione, Agostino e la sua famiglia le tenteranno tutte pur di riottenere la casa che peraltro viene loro data in affitto da un losco boss locale (Gerardi).
Dopo avere portato a teatro lo spettacolo, ispirato alla vera storia di un amico del regista, interpretando ben 14 personaggi diversi, e dopo averne anche ricavato un documentario dal titolo Via Volontè n.9, Rolando Ravello esordisce dietro la macchina da presa con una delle migliori commedie dell'inizio del XXI secolo. Il tema sociale del diritto alla casa (problema perenne per il Belpaese, da Totò cerca casa a Sfrattato cerca casa equo canone) viene declinato secondo i caratteri di una guerra tra poveri nella quale immigrati, zingari, malavitosi e gente comune si danno battaglia continua pur di sopravvivere. Tra figure disegnate in maniera assai mordace (a partire da quella di nonno Rocco, il vecchio crapulone interpretato da Stefano Altieri, un attore della compagnia teatrale Attori & Tecnici che si vede pochissimo sul grande schermo ma che è i vero mattatore del film), grande cura per i dettagli, dialoghi coraggiosi (basti pensare alla frecciata alla Chiesa) e frizzantissimi (merito anche della sceneggiatura di Massimiliano Bruno) e impeccabile direzione degli attori, Ravello firma una commedia che sembra una versione aggiornata di Brutti sporchi e cattivi, il film del suo maestro Ettore Scola, che lo lanciò in Romanzo di un giovane povero, facendolo lavorare accanto a Sordi.    

martedì 9 luglio 2013

Razzabastarda

anno: 2012       
regia: GASSMANN, ALESSANDRO  
genere: drammatico  
con Alessandro Gassman, Giovanni Anzaldo, Manrico Giammarota, Sergio Meogrossi, Matteo Taranto, Madalina Ghenea, Michele Placido  
location: Italia
voto: 6,5

Per il suo esordio da regista Alessandro Gassman ha scelto di portare sul grande schermo uno spettacolo recitato quasi 300 volte a teatro e precedentemente messo in scena da De Niro negli anni '80, tratto dal dramma di Reinaldo Povod Roman e il suo cucciolo. La storia, qui riadattata rispetto al copione originale, è quella di un rumeno (Gassman), in precario equilibrio tra ferocia e tenerezza e con figlio diciottenne a carico (Anzaldo) che per sbarcare il lunario si è messo a fare il pusher a Latina. L'uomo vorrebbe che il ragazzo prendesse ben altra strada, ma quando per entrambi si presenterà l'occasione per fare dei soldi facili, la vicenda virerà in tragedia.
Variante di una storia vista forse troppe altre volte, Razzabastarda soffre in parte i troppi temi della sceneggiatura (abbandono, droga, prostituzione, immigrazione, cultura, vita di periferia, aborto), ma si avvale di una coraggiosa messa in scena declinata quasi tutta al maschile, tesa, ben ritmata, ottimamente interpretata anche nelle parti minori e fotografata da Federico Schlatter con un bianco e nero "sporco", che enfatizza il senso di pathos che il plot prevede.    

domenica 7 luglio 2013

Vita di Pi (Life of Pi)

anno: 2012   
regia: LEE, ANG
genere: avventura
con Suraj Sharma, Irrfan Khan, Ayush Tandon, Gautam Belur, Adil Hussain, Tabu, Ayaan Khan, Mohd. Abbas Khaleeli, Vibish Sivakumar, Rafe Spall, Gérard Depardieu, James Saito, Jun Naito, Andrea Di Stefano, Shravanthi Sainath, Elie Alouf, Padmini Ramachandran, T.M. Karthik, Amarendran Ramanan, Hari Mina Bala, Bo-Chieh Wang, I-Chen Ko, Jian-wei Huang, Ravi Natesan, Adyant Balaji, Chirag Agarwal, Ahan André Kamath, Om Kamath, Srilekh Katta, Swati Van Rijswijk, M. Keerthana, Indumohan Poornima, Josephine Nithya B., Samyuktha S., A. Deiva Sundari, G. Vasantakumary, A. Vithya, Mythili Prakash, Raj Patel, Hadiqa Hamid, Iswar Srikumar, Ganesh Keshav
location: India, Messico
voto: 7,5

Infaticabile viaggiatore tra generi e continenti, Ang Lee ci porta a bordo di una sorta di novella Arca citando se stesso, dalla tigre (che campeggiava nel titolo La tigre e il dragone) che darà filo da torcere al protagonista agli agenti atmosferici che ispirarono la trama di Tempesta di ghiaccio. Si parte da un prologo nel quale il protagonista indiano Pi (Sharma), un incriocio tra Robinson Crusoe e Noè, racconta a un giornalista (Spall) la più incredibile delle storie. Partito in nave dall'India alla volta del Canada con tutta la sua famiglia, un fitto equipaggio e tutti gli animali dello zoo che suo padre ha amministrato per anni e che adesso è costretto a chiudere, arrivati nella fossa delle Marianne una tempesta spazza via la nave e Pi rimane a bordo di una scialuppa con una zebra dalla zampa spezzata, una iena e una tigre dallo strambo nome di Richard Parker. I primi due quadrupedi dureranno poco e Pi, tra scarsità di viveri, necessità di piazzarsi su una zattera di fortuna costruita a bordo e attraccata alla scialuppa, intemperie, raffiche di pesci volanti, balene, squali, tentativi di ammaestramento della tigre e tanto altro ancora, raggiunge un'isola sperduta e misteriosa del Pacifico, dalla quale è costretto a scappare prima di mettere nuovamente piede sulla terraferma in Messico. L'epilogo propone una seconda versione della storia, a uso e consumo della compagnia assicurativa giapponese che indaga sul caso.
Tutta le potenzialità narrative ed espressive di Ang Lee confluiscono nell'ora e mezza durante la quale il regista taiwanese riesce a tenerci con il fiato sospeso per sapere come il protagonista abbia evitato una morte che sembrava certa. Se dunque lo spettacolo di pura finzione si avvale di un virtuosismo che compete con altri film di naufraghi (da Prigionieri dell'oceano a Cast away), altrettanto non si può dire del contenuto teistico e a teorema, giocato come una sorta di parabola che passa dalla religiosità panica del protagonista (indù, ma anche cristiano, musulmano e chissà cos'altro ancora) alla convivenza tra esseri apparentemente inconciliabili. Da questo film tratto dal best seller dello scrittore ispano-canadese Yann Martel ci prendiamo il gusto della meraviglia delle incredibili scene in mare, sorvolando sulle banalità onomastiche dei giochi identitari messi in campo con il protagonista (Pi sta per piscina) e la tigre (il cui nome è frutto di uno scambio di documenti tra l'animale e il suo precedente possessore…).
Oscar 2013 per miglior regia, fotografia, colonna sonora ed effetti speciali.    

lunedì 1 luglio 2013

Arma da taglio (Prime cut)

anno: 1972   
regia: RITCHIE, MICHAEL  
genere: thriller  
con Lee Marvin, Gene Hackman, Angel Tompkins, Gregory Walcott, Sissy Spacek, Janit Baldwin, William Morey, Clint Ellison, Howard Platt, Les Lannom, Eddie Egan, Therese Reinsch, Bob Wilson, Gordon Signer, Gladys Watson, Hugh Gillin, E. Lund, David Savage, Craig Chapman, Jim Taksas, Wayne Savagne  
location: Usa
voto: 2

Z-movie senza capo né coda, Arma da taglio è un thriller nel quale al centro della scena di trova il rappresentante di una specie di organizzazione sindacale (Marvin), un killer dal cuore tenero e dal pugno facile che da Chicago si sposta a Kansas City per la riscossione di un debito. I debitori sono due fratelli che hanno una specie di industria che macella capi bovini ma che, nelle stalle, mette anche in vendita delle ragazzine opportunamente drograte. Una di queste (Spaceck) si invaghisce del killer-salvatore mentre un'altra - che era una ex di quest'ultimo - nel frattempo si è messa con uno dei due macellai.
Loffia metafora sulla violenza diffusa nella società americana, il film comincia con un tizio che finisce macellato e letteralmente trasformato in una salsiccia e prosegue con amenità del genere fino alle due scene madri che sono il solo motivo d'interesse dell'opera: un inseguimento in mezzo ai campi a bordo di una trebbiatrice, la quale finisce per sputare fuori i pezzi di un'automobile, e una sparatoria in mezzo a un campo di girasoli. Marvin, Hackman e Sissy Spaceck sprecatissimi per un film che - come ha scritto Kezich - "è una stupidaggine", pieno zeppo com'è di buchi di sceneggiatura, con dialoghi inesistenti e una trama di nessunissimo interesse.