giovedì 29 settembre 2016

La pazza gioia

anno: 2016       
regia: VIRZÌ, PAOLO
genere: commedia
con Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Anna Galiena, Marco Messeri, Tommaso Ragno, Bob Messini, Sergio Albelli, Marisa Borini, Bobo Rondelli    
location: Italia
voto: 4,5

Beatrice Morandini Valdirana (Bruni Tedeschi) e Donatella Morelli (Ramazzotti) sono in cura in un istituto psichiatrico toscano. La prima è una nobildonna caduta in disgrazia, logorroica e senza peli sulla lingua e sulla quale pendono accuse di bancarotta fraudolenta. La seconda è una coatta di basso rango, ragazza madre finita in TSO dopo aver tentato di annegare il figlio. Cominciando con una brava fatta un po' per caso, le due si danno a una fuga rocambolesca dall'istituto dove si trovano lungo la costa della Versilia, in cerca di libertà e di un passato che, forse, non tornerà mai.
Dopo la superba prova de Il capitale umano, Virzì torna sui toni più leggeri che da sempre hanno caratterizzato il suo cinema con un dramedy che rifà (in una sequenza persino esplicitamente) in parte il verso a Thelma e Louise. Peccato che dello spirito libertario del film di Ridley Scott qui si colga uno stentato succedaneo con insistenza eccessiva sul tema della maternità. Qualche invenzione in fase di regia, alcuni riferimenti disseminati qua e là (alla Archibugi, qui anche in veste di co-sceneggiatrice, nonché alla propria vicenda personale) ma, soprattutto, l'interpretazione strepitosa e incontenibile di Valeria Bruni Tedeschi, a cui la Ramazzotti si limita a fare umilmente da spalla, salvano il film dalla mediocrità di una sorta di Qualcuno volò sul nido del cuculo in sedicesimi, travestito da road movie pieno di stereotipi, dal buonismo degli operatori sanitari alle macchiette degli psicolabili.
Nastri d'argento 2016 per: regista del miglior film, sceneggiatura, attrice protagonista (Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti), costumi, colonna sonora.    

Le ultime cose

anno: 2016       
regia: DIONISIO, IRENE 
genere: drammatico 
con Fabrizio Falco, Roberto De Francesco, Christina Rosamilia, Alfonso Santagata, Salvatore Cantalupo, Anna Ferruzzo, Nicole De Leo, Maria Eugenia D’Aquino, Margherita Coldesina, Matteo Polidoro    
location: Italia
voto: 7 

Avrebbe dovuto essere un documentario il film d'esordio di Irene Dionisio, documentarista cresciuta con Segre e Bellocchio, ma impedimenti burocratici, problemi di privacy e altro lo hanno trasformato in una fiction su un universo difficile, ostile, ulteriormente ispessito dalla crisi: quello degli oggetti dati in pegno. Siamo a Torino e al banco dei pegni si rivolge una umanità di poveracci, diseredati, immigrati, gente misera che sbarca il lunario, prestandosi a valutazioni da usura. Appena fuori da lì, un piccolo formicaio di parassiti, un mondo di illegalità dove si è pronti a entrare per riscattare le "bollette", ossia le ricevute che la banca dei pegni emette per poter riavere indietro i propri oggetti - preziosi economicamente, ma spesso assai più preziosi affettivamente - entro un lasso di tempo prestabilito. In quel formicaio entra anche Michele (Santagata), nonno premuroso che arriva a stento alla fine del mese, pur tuttavia disposto anche al piccolo cabotaggio al soldo di un mediatore senza scrupoli (Salvatore Cantalupo, qui in una interpretazione che lo avvicina moltissimo a quella che lo caratterizzò in Gomorra) pur di dare un'esistenza dignitosa al nipotino.
Film corale che conserva l'impronta documentaristica mettendo in scena una girandola di situazioni disperate, osservate dall'altra parte del vetro con occhio assai diverso da un avido direttore di banca (De Francesco) e dal giovane perito (Falco) che vi ha appena preso servizio. Se la caratterizzazione di questi due personaggi è eccessivamente manichea e didascalica e se il montaggio alternato pecca di qualche ingenuità, il film ha molti meriti - dalla direzione di attori perfettamente al diapason alla fotografia - e si segnala come un dignitosissimo ritratto di una società infelice, diffidente, nella quale la guerra tra poveri non conosce esclusione di colpi.    

domenica 25 settembre 2016

La vita possibile

anno: 2016       
regia: DE MATTEO, IVANO 
genere: drammatico 
con Margherita Buy, Valeria Golino, Caterina Shulha, Andrea Pittorino, Bruno Todeschini, Eugenio Gradabosco, Enrica Rosso, Stefano Dell'Accio, Tatiana Lepore, Dario Delpero, Carolina Cerniauskaite, Kristjana Kazani, Irene Kivaste, Zofia Teresa Mucha, Laura Radzeviciute, Maria Busuioc, Fabrizio Pascali, Roberto Peruzzini, Andrea Valente, Cristina Zampieri, Martina Pietro, Martina Alessandro, Isabella Loredana Fichera, Matteo D'Aloia, Andrea D'Aloia, Dario Zairati, Dennis Infantino    
location: Italia
voto: 6,5 

Dopo aver subito l'ennesima raffica di violenza da suo marito, Anna (Buy) decide di lasciare Roma insieme al figlio tredicenne Valerio (Pittorino) per trasferirsi a Torino. Qui i due vengono ospitati da Carla (Golino), un'amica un po' svitata di Anna con ambizioni in campo teatrale. Anna dovrà ricominciare daccapo, trovando lavoro come donna delle pulizie in una grande azienda; Valerio faticherà a integrarsi, eleggerà a sua unica amica una prostituta dell'Est (Shulha) e troverà nel gestore dell'osteria sotto casa (Todeschini) un valido sostituto della figura paterna.
Dopo le ottime prove de Gli equilibristi e I nostri ragazzi, De Matteo continua a sondare gli umori della famiglia puntando lo sguardo su un tema di grande attualità come quello della violenza sulle donne. Lo fa con piglio sociologico, mostrando ancora una volta di saper padroneggiare perfettamente la direzione degli attori e di essere capace di imprimere brusche variazioni al ritmo con l'inserimento di scene madri impeccabili, mantenendo un registro intimista e minimale, nel quale, col l'eccezione della prima sequenza (che ci riporta all'incipit del film precedente), la violenza rimane quasi sempre fuori campo, pur serpeggiando continuamente sotto gli occhi del giovane, bravissimo protagonista. Un film minore, pudico, vagamente didascalico nella sottolineatura della complicità tra persone ai margini (il tredicenne e la prostituta), ma capace di trattare il tema principale evitando la pornografia dei sentimenti.    

sabato 24 settembre 2016

Colonia

anno: 2015   
regia: GALLENBERGER, FLORIAN   
genere: storico   
24/09/2016    Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey, Vicky Krieps, Jeanne Werner, Julian Ovenden, August Zirner, Martin Wuttke, César Bordón, Nicolás Barsoff, Stefan Merki, Steve Karier, Katharina Müller-Elmau, Paul Herwig, Johannes Allmayer, Gilles Soeder, Marcelo Vilaro    
location: Cile
voto: 8,5   

Daniel (Brühl) è un fotografo tedesco idealista che appoggia Allende. Lena (interpretata da Emma Watson, passata al cinema impegnato dopo la saga di Harry Potter) è la sua fidanzata e fa la hostess per la Lufthansa. I due si trovano nel bel mezzo del golpe organizzato da Pinochet, l'11 settembre 1973. Daniel finisce internato in una struttura chiamata Colonia Dignidad, sita in un luogo isolatissimo nel sud del Cile e nella quale spadroneggia un tedesco pedofilo, Paul Schäfer (interpretato da un mefistofelico Michael Nyqvist), che si fa chiamare Pius. Torturato, Daniel si finge ritardato in seguito all'elettroschock. Lena si reca in quello stesso luogo orrorifico fingendosi in cerca di Dio. I due si ritroveranno e tenteranno la fuga.
Pur con un impianto assai classico (ma anche un uso efficacissimo del montaggio alternato), Colonia è un ottimo racconto di cinema civile che va a rimestare in quella ferita oscena e profondissima che fu il colpo di stato cileno, con gli ex nazisti accolti come fossero in casa propria, omertà dei Paesi della Nato, silenzio complice dei tedeschi e appoggio incondizionato di quel sordido criminale che è stato Karol Wojtyla. Con l'eccezione di una scena di tortura, la violenza - moltissima quella psicologica - rimane quasi sempre fuori campo, lasciandone intendere tanto le attitudini pedofile di Pius quanto la misoginia radicale (l'aggettivo più elegante indirizzato alle donne, recluse in spazi controllatissimi e lontane dagli uomini, è "troia"). Ma c'è molto altro: dall'uso persuasorio della religione, mai come in questa occasione oppio dei popoli, a una pulsante storia di amore oblativo, raccontata miscelando con assoluta misura il registro melodrammatico con quello thriller.    

giovedì 22 settembre 2016

I magnifici sette (The magnificent seven)

anno: 1960   
regia: STURGES, JOHN   
genere: western   
con Yul Brynner, Eli Wallach, Steve McQueen, Charles Bronson, Robert Vaughn, Brad Dexter, James Coburn, Jorge Martínez de Hoyos, Vladimir Sokoloff, Rosenda Monteros, Rico Alaniz, Pepe Hern, Natividad Vacío, Mario Navarro, Danny Bravo, John A. Alonzo, Enrique Lucero, Alex Montoya, Robert J. Wilke, Val Avery, Whit Bissell, Bing Russell, Horst Buchholz    
location: Messico
voto: 6,5   

In un villaggio di contadini messicani che vivono del duro lavoro della loro terra, Calvera (Wallach) fa il bello e il cattivo tempo, taglieggiandoli e minacciandoli insieme ai suoi uomini. I villici decidono così di rivolgersi a un pistolero (Brinner) che ne raduna altri sei per far fronte agli sgherri. Colti di sorpresa in un primo momento, Calvera e i suoi torneranno per vendicarsi. E sarà una carneficina.
Remake in chiave western de I sette samurai di Kurosawa, il film di Sturges, specialista del genere, si avvale di un cast all-stars con Yul Brinner e Steve McQueen in posizioni di rilievo. Qualche sfumatura ironica sdrammatizza il registro serioso del film, ma le scene d'azione sono irrimediabilmente datate.
Il film ha avuto due remake (nel 1998 e nel 2016), tre seguiti inguardabili e altrettante parodie, tra le quali una italiana con Walter Chiari, Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello.    

lunedì 19 settembre 2016

Questi giorni

anno: 2016       
regia: PICCIONI, GIUSEPPE 
genere: drammatico 
con Maria Roveran, Marta Gastini, Laura Adriani, Caterina Le Caselle, Filippo Timi, Alessandro Averone, Mina Djukic, Sergio Rubini, Margherita Buy, Giulio Corso    
location: Italia, Serbia
voto: 4,5 

Caterina (Gastini) vuole lasciare la città di provincia nella quale vive per andare a fare la cameriera a Belgrado. Parte in macchina con Liliana (Roveran), la sua migliore amica della quale è segretamente innamorata e che le nasconde di avere un cancro ma non il fatto di essersi invaghita del suo professore di letteratura inglese (Timi, pessimo), con Anna (Le Caselle), una violinista che aspetta un figlio dal ragazzo del quale non è convinta e Angela (Adriani), che ha una liaison complicata con il rampollo di una famiglia altolocata. Tra una tappa nel paese dove vive il fascinoso prete fratello  di Caterina (Averone) e una in un camping croato dove conoscono dei ragazzi serbi, le quattro arriveranno a destinazione scoprendo ciascuna i lati nascosti delle altre.
Piccioni torna al cinema a quattro anni di distanza da Il rosso e il blu con un'opera tratta da un romanzo inedito di Marta Bertini, stilisticamente ambiziosa, servita da una colonna sonora costruita in gran parte su sublimi armonie vocali (merito di Valerio Camporini Faggioni), ma anche con ripetuti still life umani, voci over che pontificano con magniloquenza sui grandi temi della vita e un approccio iniziale da commedia che si trasforma, nel corso delle due ore di durata del film, in un melodramma naïf. Rinnegati gli studi sociologici di gioventù, Piccioni non riesce a far di meglio che confezionare un romanzo di formazione in forma di road movie che è il ritratto esangue di una generazione, quella che ha da poco superato la soglia dei vent'anni, incapace di raccontarsi, implosa, piena di segreti incomunicabili, costantemente corrucciata. E sostanzialmente anonima, come l'infelicissimo titolo del film. A conti fatti, le parti migliori stanno nei personaggi di contorno - la madre di Liliana, una parrucchiera svampita interpretata con consueto nerbo da Margherita Buy e il personaggio cialtronesco affidato a Sergio Rubini, nei panni del padre di Angela - che surclassano le quattro protagoniste, quasi costantemente ingrugnate e con caratteri monodimensionali.    

venerdì 16 settembre 2016

UnHung Hero - Sottodotati

anno: 2013   
regia: SPITZ, BRIAN   
genere: documentario   
con Patrick Moote   
location: Nuova Guinea, Taiwan, Corea del Sud, Usa
voto: 6   

"Size is matter". La grandezza conta. Ne sa qualcosa Patrick Moote, che in occasione di una kermesse sportiva, in diretta televisiva, ha fatto la sua proposta di matrimonio alla fidanzata. La quale gli risponde picche. Il motivo? Non se la sente di passare il resto della sua vita con un uomo così male in arnese. Quell'arnese… Il video del categorico rifiuto finisce su YouTube e in appena 4 giorni riceve ben 10 milioni di visite (ma io ne conto "appena" 964.903). Per esorcizzare il ludibrio mediatico al quale è stato esposto, Patrick decide di girare un documentario, cercando di dare una risposta a un problema che più concreto non potrebbe essere: come posso aggiungere qualche centimetro al mio cetriolino (cit.)? Comincia così un viaggio a sfondo psico-antropologico per vedere come, a varie longitudini e latitudini, venga affrontato il problema, considerando che le "taglie" variano molto tra sudamericani ed africani dell'area equatoriale da una parte ed asiatici dall'altra, con i coreani come fanalino di coda. Viaggio peraltro istruttivo, tra produttori di profilattici, stregoni, gente che cerca di allungarsi i gioielli di famiglia con pesi spropositati, persone che si iniettano liquidi dopanti e persino un chirurgo plastico che ti prende un po' di adipe addominale e te la trapianta proprio lì. Per quanto a tratti illuminante, divertente e ironico e con un adeguato corredo di osservazioni sulle implicazioni culturali delle dimensioni (e non solo quelle là sotto), il film non riesce a sottrarsi a una dose di retorica che cozza con lo stile complessivo del documentario.    

giovedì 15 settembre 2016

La famiglia Fang (The Family Fang)

anno: 2015   
regia: BATEMAN, JASON   
genere: drammatico   
con Nicole Kidman, Jason Bateman, Christopher Walken, Maryann Plunkett, Jason Butler Harner, Kathryn Hahn, Marin Ireland, Michael Chernus, Linda Emond, Josh Pais, Mackenzie Brooke Smith, Grainger Hines, Danny Burstein, Robbie Tann, Taylor Rose, Frank Harts, Gabriel Ebert, Brian J. Carter, Kyle Donnery Buster, Jack McCarthy, Audrey Lynn Weston, Patrick Mitchell, Edward Mitchell, Eugenia Kuzmina    
location: Usa
voto: 6,5   

Fin da quando erano piccoli, Annie (Kidman) e Baxter (Bateman), che i genitori hanno sempre chiamato A e B, hanno dovuto essere complici delle trovate teatrali dell'arte performativa di papà e mamma. Ormai adulti, i due figli si trovano davanti all'enigma della scomparsa dei loro congiunti. Per la polizia si tratta di un duplice omicidio. Dov'è la verità? È l'ennesima messa in scena o un brutale, tragico, paradossale fatto di cronaca nera, uno scherzo del destino che ha voluto prendersi la sua rivincita?
Alla sua prima prova dietro la macchina da presa, Jason Bateman firma un'opera non banale sul parossismo dell'arte, sulla dialettica continua tra arte e vita, verità e finzione e sui confini etici che l'arte stessa rappresenta. Il meccanismo narrativo, che fa leva su una variazione del paradosso di Schrödinger dello stato di vita/morte, è efficace e conferisce al film una sfumatura gialla assai pertinente. A funzionare meno bene è il registro stilistico, che rende palmare l'incertezza tra commedia e melodramma, con dialoghi qualche volta fuori misura.    

mercoledì 14 settembre 2016

Daunbailò (Down by law)

anno: 1986   
regia: JARMUSCH, JIM  
genere: grottesco  
con Tom Waits, John Lurie, Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Ellen Barkin, Billie Neal, Rockets Redglare, Vernel Bagneris, Timothea, L.C. Drane, Joy N. Houck Jr., Carrie Lindsoe, Ralph Joseph, Richard Boes, Dave Petitjean, Adam Cohen, Alan Kleinberg, Archie Sampier, David Dahlgren, Alex Miller, Eliott Keener, Jay Hilliard    
location: Usa
voto: 8  

Jack (Lurie) e Zack (Waits) sono due balordi che vivono ai margini della società e che finiscono in una galera della Louisiana perché entrambi vengono incastrati. A fare loro compagnia in cella arriva Bob (Benigni), uno stravagante italiano, l'unico a dichiararsi colpevole, insieme al quale i due riescono a fuggire. Costretti a districarsi tra i fanghi di una palude, i tre approdano in una casa dove Bob trova l'amore.
Un po' road movie, un po' buddy movie, il terzo film di Jarmusch è un piccolo gioiello di cinema beckettiano, nel quale il ruolo del personaggio di Benigni funge da elemento di saldatura tra le asperità antagoniste degli altri due protagonisti e al tempo stesso da oggetto di osservazione etnografica sui tratti peculiari di un'italianità che non ha mai scordato l'arte di arrangiarsi, coniugandola con un immarcescibile ottimismo. Con il suo blocchetto di appunti pieni di locuzioni in lingua inglese e il continuo caracollare tra tentazioni vernacolari (ci scappano anche un paio di "porca madosca") e frasi idiomatiche nella lingua del bardo ripetute a vanvera, Benigni inanella un rosario di nonsense che sono la più marcata cifra stilistica del film, la cui apoteosi arriva con il bolero collettivo di I scream, you scream, we're all scream for the ice cream, indimenticabile scena cult. Il tutto fotografato con generosa esposizione di piani medi e un bianco e nero di abbacinante bellezza firmato da Robby Müller. Alle musiche, tra dissonanze spettrali e jazz, ci ha pensato John Lurie con i suoi Lounge lizards; alle canzoni la voce di carta vetrata di Tom Waits.

martedì 13 settembre 2016

Jason Bourne

anno: 2016       
regia: GREENGRASS, PAUL
genere: spionaggio
con Matt Damon, Tommy Lee Jones, Alicia Vikander, Vincent Cassel, Julia Stiles, Riz Ahmed, Ato Essandoh, Scott Shepherd, Bill Camp, Vinzenz Kiefer, Stephen Kunken, Ben Stylianou, Gregg Henry, Johnny Cicco, Trevor White    
location: Grecia, Islanda, Italia, Regno Unito, Usa
voto: 6

A 14 anni dal suo esordio, la saga di Jason Bourne (Damon), personaggio partorito dalla fantasia di Robert Ludlum, arriva al suo quinto episodio (sebbene uno dei cinque, The Bourne legacy, fosse in realtà uno spin-off), in una sorta di prequel dove, in realtà, l'agente segreto solitario - che nel frattempo sbarca il lunario in Grecia combattendo a mani nude negli incontri clandestini - si ritrova faccia a faccia con la cruda verità della perdita della sua memoria. Grazie a un'amica hacker che ci rimette la vita, scopre così che il padre, un devoto patriota, è stato ucciso perché aveva capito quanto di sporco ci fosse in alcune operazioni della CIA, rendendo il figlio inconsapevole complice. Tra inseguimenti, sparatorie e scazzottate in varie location (le scene più spettacolari sono quelle girate durante le proteste di piazza Syntagma, ad Atene, e l'inseguimento ipertrofico con montaggio adrenalinico a Las Vegas), Bourne cerca di svelare il doppio gioco dei vertici della Cia rappresentati dal direttore (Jones) e da un'ambigua e bellissima analista informatica (Vikander, già vista nei panni di una ammaliante cyborg in Ex machina e di una premurosa moglie in The danish girl), sicura protagonista del prossimo episodio.
Affidato per la terza alla regia di Paul Greengrass (i due film diretti in precedenza furono The Bourne supremacy e The Bourne ultimatum), questo giocattolone con pretese di richiami all'attualità (i social network, Wikileaks) si caratterizza per la sproporzione tra dialoghi e azione, a netto vantaggio di quest'ultima. Il che non necessariamente è un male se si vuole mettere il cervello in naftalina per un paio d'ore, godendosi le location più disparate e un cast d'eccezione nel quale il cattivissimo sicario Vincent Cassell riesce a rubare la scena al protagonista. Il problema è che, con blockbuster come questo, si rischia l'overdose.    

domenica 11 settembre 2016

Il giorno in più

anno: 2011   
regia: VENIER, MASSIMO   
genere: sentimentale   
con Fabio Volo, Isabella Ragonese, Pietro Ragusa, Camilla Filippi, Irene Ferri, Roberto Citran, Paolo Bessegato, Roberta Rovelli, Valeria Bilello, Stella Pecollo, Lino Toffolo, Luciana Littizzetto, Stefania Sandrelli, Jack Perry    
location: Italia, Usa
voto: 6,5   

Sulla carta, le credenziali sono pessime: il soggetto proviene da un romanzetto ultrapop di Fabio Volo e la regia è affidata a Massimo Venier, compagno di strada di Aldo, Giovanni e Giacomo. Basterebbero questi due elementi per tenersi alla larga da una commedia agrodolce che, invece, ti sorprende. Sì, perché se la storia è nient'altro che una fiaba metropolitana ambientata tra Milano e New York, sul solito Peter Pan opportunista incapace di prendersi la responsabilità di un rapporto di coppia, lo sviluppo, alcuni personaggi di contorno (a cominciare dall'ottimo Pietro Ragusa e dall'amica trascurata interpretata da Camilla Filippi) e le situazioni grottesche sono ben disegnate e talora spiazzanti. Giacomo (Volo) passa incessantemente da una storia all'altra, condizione che ha i suoi effetti collaterali, a cominciare da quello di doversi accollare una serie di compiti dai quali chi tiene famiglia viene puntualmente esonerato. Decide così di inventarsi una storia con Michela (Ragonese), una ragazza che vede tutte le mattine sul tram. Quando quella storia diventa vera, Giacomo la rincorrerà fino in America, pur di poter stare davvero con lei.
Il tocco di questa sophisticated comedy ad alto tasso di romanticismo è leggero e le situazioni del tutto implausibili, ma gli snodi narrativi sono raccontati senza buchi di sceneggiatura, la regia è controllata senza essere di maniera e il registro emotivo viene tenuto costantemente sul crinale tra il riso e il pianto.    

sabato 10 settembre 2016

Mortadello e Polpetta contro Jimmy lo sguercio (Mortadelo y Filemón contra Jimmy el Cachondo)

anno: 2014   
regia: FESSER, JAVIER  
genere: animazione  
location: Spagna
voto. 6,5  

Mortadelo e Filemón (Mortadello e Polpetta) sono due personaggi creati dalla fantasia del fumettista Francisco Ibanez, popolarissimi in Spagna. Dopo essersi incarnati nei due minus-agenti più squinternati della penisola iberica in Spia + spia, eccoli tornare a beneficio del pubblico italiano in versione animata, con gli stessi pregi e gli stessi difetti del film precedente. I due piroettano in una serie di avventure cucite alla bell'e meglio su una trama esilissima. Che è questa: al capo dell'agenzia TIA è stata sottratta una cassaforte. I due hanno il compito di recuperarla, togliendola dalle mani del ladro, Jimmy lo sguercio. Il quale è imparentato con il terribile Spaccamuri, che ha un conto in sospeso con Polpetta per via di un'ingiusta detenzione avvenuta anni prima.
Se i personaggi, dai dioscuri protagonisti fino al gemelli siamesi e al vecchietto che è la parodia di Mr.Magoo, sono disegnati con cura di dettaglio (e non solo di matita), altrettanto non può dirsi della trama, che al lungo prologo onirico in versione supereroi fa seguire una ridda di inseguimenti con ogni mezzo, tutti scoppiettanti, ricchi di particolari gustosi, marcati da una netta impronta grottesca tutta sberleffi e ironia, che però conferiscono scarsissima continuità alla storia.    

venerdì 9 settembre 2016

Tommaso

anno: 2016       
regia: ROSSI STUART, KIM  
genere: grottesco  
con Kim Rossi Stuart, Cristiana Capotondi, Jasmine Trinca, Camilla Diana, Dagmar Lassander, Edoardo Pesce, Serra Ylmaz, Renato Scarpa, Melissa Bartolini, Alessandro Genovesi, Gabriella Infelise, Giovanna Monaci, Valentina Reggio    
location: Italia
voto: 7  

Tommaso (Rossi Stuart) è un irrequieto sentimentale: ossessionato dalle donne, parte con sprint, promette stabilità, monogamia e tanti pargoli ma poi inciampa su dettagli trascurabili - un dente storto, un minuscolo lipoma sulle labbra - per poi chiudere le relazioni. Con Chiara (Trinca) e con Federica (Capotondi) non funziona. Con Sonia (Diana), una svitata dalla potentissima carica sensuale, gli tocca stare in panchina perché la ragazza ha già un fidanzato e le idee molto chiare. A poco servono i consigli di un vecchio medico saggio (Scarpa) sulla necessità di liberare il bambino che è in lui né l'attività cinematografica riesce a fungere da valvola di sfogo. Le ossessioni, minacciose e radicate nella sua testa come un nido di processionaria, permangono. Per scacciarle, forse, ci vorrà un incidente.
A dieci anni di distanza dal suo esordio dietro la macchina da presa (Anche libero va bene), Kim Rossi Stuart torna in cabina di regia con un altro film imperniato su un uomo in precario equilibrio sentimentale. Lui assicura che nella sua opera seconda c'è poco o nulla di autobiografico, ma la continuità della tematica col film precedente lascia pensare il contrario, come pure il fatto che Tommaso fosse il nome del bambino protagonista di Anche libero va bene (e quelle che vive da adulto potrebbero essere le conseguenze di un rapporto a dir poco complicato con una madre presente a singhiozzo). Con una differenza eclatante sul piano stilistico: se il film del 2006 era un melodrammone familiare due camere e tinello, qui l'attore-regista romano vira bruscamente verso un registro grottesco che, nelle prime sequenze del film, rende il protagonista addirittura caricaturale. Il resto dell'opera, muovendosi tra Bergman, Allen, Moretti e Fellini, si dipana tra simbolismi arrischiati, scorci onirici, alto tasso testosteronico e scene madri piuttosto movimentate, nelle quali - tra le tre giovani attrici protagoniste - la toscana Camilla Diana col suo personaggio si divora le altre due.    

domenica 4 settembre 2016

Un Padre, Una Figlia (Bacalaureat)

anno: 2016       
regia: MUNGIU, CRISTIAN 
genere: drammatico 
con Maria-Victoria Dragus, Vlad Ivanov, Ioachim Ciobanu, Adrian Titieni, Valeriu Andriuta, Gheorghe Ifrim, Adrian Vancica    
location: Romania
voto: 7,5 

Alla vigilia dell'esame di maturità, superato il quale - dati gli ottimi voti - Eliza (Dragus) potrà andare a studiare in Inghilterra, la ragazza subisce un tentativo di stupro. Suo padre, uno stimato medico con amante e rapporto coniugale alla canna del gas, vorrebbe fare di tutto per garantire alla figlia la serenità della quale ha bisogno per superare brillantemente l'esame, come da aspettative. Da lì comincia una lotta contro il tempo per garantire il successo della ragazza in barba a qualsiasi regola.
Dopo l'eccellente 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni e il meno riuscito Oltre le colline, Christian Mungiu si conferma osservatore attento della Romania post-comunista, portando sulla scena il contrasto di valori tra una generazione all'affannosa ricerca di un riscatto che passi vicariamente attraverso i figli e quegli stessi figli che si ribellano ai residui di meschinità che hanno caratterizzato la Romania di Ceaucescu. Con lunghe inquadrature fisse in campo medio, uno stile spoglio, dialoghi fittissimi e una venatura thriller che giova senz'altro al racconto, il film di Mungiu (premio per la miglior regia al festival di Cannes) si fa notare stilisticamente soprattutto per come dissemina dubbi sulle ragioni dei diversi personaggi senza mai fornire risposte, pur tratteggiando un Paese i cui sogni e la cui moralità si sono sfarinati nella grettezza del triste lascito di un periodo nerissimo.    

sabato 3 settembre 2016

Il Clan (El clan)

anno: 2015       
regia: TRAPERO, PABLO   
genere. drammatico   
con Guillermo Francella, Peter Lanzani, Lili Popovich, Gastón Cocchiarale, Giselle Motta, Franco Masini, Antonia Bengoechea, Stefania Koessl    
location: Argentina
voto: 7   

Al termine del lungo periodo di dittatura militare cominciato con Videla, con la nascita dellaozix repubblica argentina di Alfonsin molti fiancheggiatori dei golpisti si trovarono senza lavoro. Capita così che alcuni di essi iniziarono ad arrangiarsi dandosi alla criminalità. È il caso di Archimedes Puccio (Francella), patriarca di una famiglia con due femmine e tre figli maschi, il più grande dei quali (Lanzani) è un asso del rugby la cui popolarità serve a coprire i misfatti del genitore. Quest'ultimo, infatti, rapisce persone facoltose, chiede il riscatto ma poi puntualmente le uccide. Collocato temporalmente tra il 1981 e il 1985, il film assembla quattro degli episodi più clamorosi che videro coinvolta la famiglia Puccio, tra qualche flashback e una struttura narrativa piuttosto classica. Il vero perno della vicenda è il rapporto di plagio tra padre e figlio, mentre la madre cucina per tutti ("ospiti" compresi, rinchiusi in cantina) facendo finta di nulla e la radio è sempre a volume altissimo per coprire le urla dei rapiti.
Dopo film acclamati come Mondo grua ed Elefante blanco, il regista Pablo Trapero continua a raccontarci pezzi della storia argentina facendo luce su uno dei momenti più bui della storia sudamericana, una vicenda indigeribile durante la quale l'onda lunga del regime dittatoriale riusciva ancora a tutelare i crimini dei suoi ex sostenitori. Se il contenuto è di grande pregnanza, la forma si limita a una fotografia trattata e desaturata e all'uso straniante e dissonante della musica nelle scene più cruente: elemento checontribuisce a conferire all'opera un alone sostanzialmente freddo.